| QUARTA PARTE.
DUE IMPERI CHE SI SCONTRANO!
" remate, remate se vi preme la vita" grido l'ammiraglio Aulo, poco prima di rendersi conto che la flotta oramai era spacciata. Una piaga. Solo così poteva essere chiamato quell Icaro, il pirata che aveva osato entrare in guerra con Roma,portando in due battaglia, con l aiuto cartaginese, alla distruzione della sua flotta,della sua carriera e di tutti gli uomini di cui aveva la responsabilità. È pensare che solo qualche mese fa,egli entrava vittorioso all interno del porto di Cartagine. Baal aveva voluto punirò per la sua arroganza, e per aver violato il suo popolo prediletto. Solo a questo riusciva a pensare, l ammiraglio, poco prima di accorgersi ormai che aveva finito l ossigeno. La nave oramai era colata a picco e tutti intorno a lui erano morti o lo stavano per diventare. Aprì la bocca in un disperato tentativo di trovare ossigeno,ma entrò soltanto acqua. Con i polmoni pieni d acqua, Aulo abbandonò definitivamente il mondo dei vivi,per raggiungere il triste mondo dei morti. La notizia della distruzione della flotta, fu accolta con grande dolore da tutti coloro che conoscevano Aulo, ma anche dai generali e senatori di Roma, i quali credevano di aver esultato troppo presto, per la vittoria contro Cartagine dell anno scorso. In particolare c'era un uomo,un senatore di umili origini da pastore di maiali, come testimoniava il nome, che sosteneva con particolare tenacia, la condotta di guerra dei corneli. Il suo nome era Marco Porcio Catone, il quale non desiderava altro nella sua vita che vedere Cartagine in fiamme. Pultroppo le scarse finanze provinciali rendevano difficoltoso il proseguio della guerra. Alla fine Publio Cornelio decise che era giunto il momento di muoversi con maggiore decisione, anche se in inferiorità numerica, per scacciare i cartaginesi e i loro recenti rinforzi dall isola. Al comando di uno dei figli che meno si era distinto negli ultimi anni, ma con un talento bellico innato, tale Lucio Cornelio, accompagnato da due nuovi generali acquisiti tramite matrimonio, fu posto un nuovo esercito costituito dagli astati veterani di Siracusa, da alcuni mercenari e da due nuove unità di veliti ed equiti. Tale esercito contava poco meno di 800 uomini, meno dell esercito cartaginese, giunto via mare in rinforzo di lylibeum, il quale disponeva di truppe d élite, quali elefanti e frombolieri. Contrariamente agli ordini ricevuti,Lucio attaccò subito, dal momento che l esercito nemico era diviso in tre parti: la guarnigione della città, l esercito principale, e altri rinforzi da sud. Sfruttando così la debolezza del nemico, egli marcio sul lato nord dell isola, raggiungendo l esercito principale per dare battaglia. Lo scontro fu particolarmente duro: combattuto nell arco di due ore su un unica linea, lo scontro risultò bilanciato da entrambe le parti, portando a un lento logorio di entrambi gli eserciti, finché l' iperversazione degli elefanti,sotto tiro dei veliti, che andarono a scontrarsi contro il loro stesso esercito, portarono alla rotta dell esercito nemico. Tutto ciò che ora Lucio poté fare, fu di ordinare l' inseguimento dei fuggitivi fino a notte tarda,quando ormai era troppo pericoloso proseguire a gruppi. Nei giorni successivi, Lucio si rivolse verso sud, contro i rinforzi provenienti dalla Spagna i quali potendo contare su poco più di 200 frombolieri, furono rapidamente sbaragliati dalla cavalleria romana. Infine verso metà anno lylibeum fu posta d'assedio dallo stesso esercito che aveva mietuto tante vittorie in Sicilia, e poco prima della fine dello stesso anno l'esercito assalto la città. La debole guarnigione al comando di tal Taege e i pochi scampati alla battaglia campale di qualche mese prima, furono sterminati e la città saccheggiata in modo sistematico. I soldi derivati dall saccheggio e la conquista della città salvarono le finanze romane da un ennesimo collasso, e con i nuovi proventi fu rafforzata la flotta e ordinata la costruzione di nuovi edifici,palazzi,strade e caserme. L'anno successivo sancì la fine della prima guerra punica. L'ambasciatore Cieco, sbarcato mesi prima in Sicilia, aveva contattato il capitano dei resti dell'armata cartaginese in Sicilia il quale per uno scherzo del fatto si chiamava anch'egli Taege. A questi fu proposto una via d uscita per il suo esercito e la flotta cartaginese rimasta in Sicilia,in cambio dell'abbandonò definitivo della Sicilia, e del pagamento dei danni di guerra entrò un anno: ben 2500 talenti. La notizia fu accolta con grande gioia a Roma, meno invece da Catone,il quale esortava Publio a riprendere la guerra. Quell' anno il senato decreto il trionfo a Lucio, Cosso, Marco e Publio per aver eliminato il numero stabilito di uomini per ottenere il trionfo e per aver definitivamente portato la Sicilia nella sfera di controllo romana. Per giorni interi a Roma sfilarono i generali trionfanti,con in cima al capo la corona d'alloro,e uno schiavo che gli ricordavano che erano solo uomini, i soldati vincitori che schernivano come da tradizione i loro generali, e le lunghe file di carri,carichi di schiavi e oro conquistati in anni di guerra. Sopra di essi si trovavano le aquile delle legioni vittoriose e le immagini delle battaglie, terrestri e navali, che avevano portato Roma alla vittoria. Alla fine di ogni trionfo i 4 grandi generali,percorsero in ginocchio tutta la scalinata del tempio di Giove per offrire sacrifici propiziatori e per dare il via,dopo i dovuti riti, alla vera festa: banchetti,giochi gladiatori,corse,naumachie e distribuzioni di cibo e oro si tennero per mesi a Roma rendendola per alcuni mesi la capitale del divertimento nel mediterraneo. Anche se fuori dai confini della repubblica, a vittorie gloriose si alternavano cocenti sconfitte, a Roma il popolo era felice e grato ai corneli i quali guadagnarono la riconoscenza di ogni ceto sociale: dai plebei agli equiti, dai soldati ai senatori. Pultroppo in quei giorni una cattiva notizia giunse da Roma: l' anziano Publio era morto, poco dopo i festeggiamenti, di vecchiaia, lasciando il ruolo di pater familias a Lucio, il quale nomino suo erede il fratello Cosso. La notizia assai dolorosa fu alleviata dalla nomina a questore di Lucio,primo della sua famiglia,dopo molti anni, ad ottenere una carica politica minore. Intanto fuori dalla repubblica vari popoli si muovevano,pronti a prendere le armi contro i corneli e contro Roma pur di difendere la loro libertà o costruire un impero. Cosa attendeva Roma e i corneli negli anni avvenire?
FINE QUARTA PARTE.
A voi il giudizio finale: cosa ne pensate della cronaca?
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