CENNI STORICI, date, battaglie, tattiche, eventi, aneddoti e curiosità

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MegaRutto
view post Posted on 30/3/2011, 16:51     +1   -1




Chiunque volesse condividere le sue conoscenze "storiche" sul Giappone medioevale può farlo in questo topic.
 
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ShinXari
view post Posted on 30/3/2011, 17:05     +1   -1





C'è già un post sulla storia del giappone aperto in sezione "Storia antica e moderna".

Ad ogni modo mi sembra una lodevole iniziativa. :ph34r:
 
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Sir Karati
view post Posted on 30/3/2011, 17:47     +1   -1




Sposto la discussione nella sezione di storia.
 
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MegaRutto
view post Posted on 31/3/2011, 16:36     +1   -1




em...ho fatto un giretto per il forum e ho notato che praticamente c'è postato tutto il postabile..... :rolleyes:
Continuo le mie ricerche e non appena troverò qualcosa di inetressante e inedito lo posterò.
Questo topic è un pò generico, se volete chiudere o unire a un altro fate pure....
Scusate l'errore, ma non pensavo fosse già stato quasi tutto sviscerato.... :ph34r:
Ciaooo
 
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ShinXari
view post Posted on 1/4/2011, 07:48     +1   -1





Nah non preoccuparti. Il mio sunto storico e le altre sezioni alla fine stanno dicendo poco...c'è ancora molto spazio per approfondire ed è bello trovare qualcun altro interessato a farlo.
 
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MegaRutto
view post Posted on 1/4/2011, 09:05     +1   -1




L'INTRODUZIONE DEGLI ARCHIBUGI OCCIDENTALI IN GIAPPONE

Arrivano i portoghesi
nicola zotti

L'Occidente si affacciò per la prima volta in Giappone il 23 settembre 1543. Una giunca cinese, sospinta dai venti, era stata costretta a cambiare la propria destinazione e ad apporodare nell'isola di Tanegashima, presso il villaggio di Nishinomura.
Tra i passeggeri, due occidentali provenienti dal Portogallo, dei quali le cronache giapponesi stilate qualche decennio dopo i fatti (il Teppoki, il Tanegashima kafu e altre) riportano i nomi: Murashukusha e Kirishita da Mota, identità non proprio portoghesi, e difficili far concordare con quelle provenienti da fonte portoghese (le "Peregrinaçam" di Fernao Mendes Pinto -- il quale per altro si include in una terna di viaggiatori --, il "Tratados descobrimentos antigos e modernos" di Antonio Galvano e altre), ma in fondo indifferenti per quanto ci riguarda, perché più importante era, ai fini della nostra storia, ciò che portavano nel proprio bagaglio: un paio di archibugi occidentali.

I due nanbansen ("diavoli meridionali") suscitarono il vivo interesse della popolazione giapponese e, superato con difficoltà il problema della lingua ricorrendo a scambi in cinese scritto tra il capitano della giunca e un locale monaco buddista, riuscirono a raccontare le proprie disavventure al capo del villaggio.
L'insolito avvenimento doveva essere immediatamente comunicato nella capitale Akogi e il solerte capovillaggio vi si recò immediatamente, organizzando un incontro con il signore dell'isola, il quindicenneTanegashima Tokitaka, 14mo esponente della dinastia dopo l'abdicazione del padre.
L'imbarcazione danneggiata venne rimorchiata a remi fino all'estremo opposto dell'isola e qui venne accolta dallo stesso Tokitaka e dalla sua corte il 25 sera.
Il giorno successivo due stranieri, che rappresentavano per i locali una specie di attrazione da circo equestre, vennero ricevuti con ogni onore da Tokitaka nel suo palazzo. Portavano con sé un lungo oggetto in legno e metallo e, trovando difficoltà a spiegare che cosa fosse e a che cosa servisse, chiesero ed ottennero di effettuare una dimostrazione.
Immaginiamo l'entusiasmo dell'adolescente signore di Tanegashima quando l'archibugio sparò: il fumo, il fuoco, il botto: e soprattutto un bersaglio colpito a 100 passi. Tutto ciò che può fare felice un ragazzino in guerra per la riconquista di un feudo perduto.
L'archibugio dei portoghesi venne acquistato per 1.000 tael d'argento (qualcosa meno di 40 kg. del prezioso metallo) e immediatamente passato al fabbro e maestro nell'arte della fabbricazione delle spade Yaita Kinbee Kiyosada al quale fu affidato il compito di fabbricarne delle copie.
Qui le cose si complicavano, perché, seppure di fattura non particolarmente complessa, presentava qualche problema tecnico impossibile da risolvere, per quanto abile fosse l'artigiano giapponese.
Costruire un tubo in ferro era fattibile, ma il meccanismo di scatto che portava la miccia accesa a contatto col focone di sparo, la molla che teneva la serpentina in tensione e soprattutto la chiusura posteriore della canna erano un altro paio di maniche.
Si narra che Yaita per sciogliere alcuni misteri dovette ricorrere alla bellissima figlia Wakasa, di cui il portoghese chiamato Murashukusha si era invaghito, e che gli venne data in sposa in cambio di alcune non precisate informazioni.
Rimaneva da sciogliere ancora l'enigma principale, quello del vitone che chiudeva la culatta della canna: ma qui solo un fabbro occidentale esperto nella costruzione di archibugi avrebbe potuto dare le risposte cercate, e l'artigiano fu costretto per il momento a improvvisare soluzioni di efficacia più che limitata.
Anche a questo pensò, però, la bella Wakasa che, partita immediatamente con il consorte per il Portogallo, ma afflitta dalla nostalgia per tutto il suo (breve, immaginiamo) soggiorno in Europa, convinse il marito a ritornare nell'isola natia l'anno successivo, nel 1544. Non da sola, però, ma con un maestro d'arme occidentale che diede a suo padre le informazioni tecniche di cui aveva bisogno per produrre il primo vero archibugio giapponese.
Per chiudere con questo inciso (probabilmente una leggenda, perché ne parlano solo le tarde tradizioni giapponesi e non le prime fonti giapponesi né quelle portoghesi, che invece ci si sarebbero prevedibilmente accanite), Wakasa, compiuto il suo dovere, poteva finalmente liberarsi del fastidioso fardello costituito dall'indesiderato marito occidentale.
Non trovò di meglio che fingersi morta e Murashukusha, uomo di mondo, finse di crederci, non esimendosi tuttavia, da "vedovo" rancoroso, di maledire tutta la sua famiglia.
Comunque la giovane assurse nel suo paese ad encomiabile simbolo di dedizione filiale e le è dedicata persino una statua che accoglie i visitatori nel porto di Nishinoomote imbracciando un archibugio di ferro.
Le prime fonti giapponesi, tuttavia, tolgono fascino alla storia e si limitano a riportare il secondo arrivo nel 1544 di una nave straniera che trasportava sull'isola un fabbro e armaiolo portoghese che insegnò a Yaita la tecnica per realizzare il vitone posteriore.
Vera o no la storia di Wakasa, comunque, pochi mesi dopo l'arrivo dei portoghesi il fabbro Yaita aveva già consegnato al signore Tokitaka qualche decina di archibugi, che, seppure imperfetti e causa di qualche incidente, consentirono all'impaziente e aggressivo ragazzino di riconquistare l'isola di Yakushima, verdeggiante e montagnoso possedimento strappato alla sua casa tempo addietro.
Un'altra testimonianza dell'intraprendenza e della capacità di apprendere dei giapponesi marcia al fianco del fabbro Yaita Kinbee Kiyosada: un archibugio, come ebbe ad osservare lo stesso Tokitaka, è inservibile senza la polvere da sparo, e a questa pensò un altro artigiano, Sakawa Koshiro, che apprese sempre dai portoghesi l'arte di mischiare assieme nelle giuste proporzioni carbone di legna, salnitro e zolfo.
Inidentalmente, nell'isola di Tanegashima non mancavano due materie prime indispensabili alla fabbricazione degli archibugi e al loro funzionamento: il minerale di ferro per le parti metalliche veniva fornito dalla sabbia ricca di minerale ferroso, e anche lo zolfo per la polvere da sparo era disponibile a sufficienza. Il carbone di legna non era un problema, mentre per il salnitro si dovette procedere con importazioni dalla Cina.
Che sull'isola di Tanegashima, dove accidentalmente sbarcarono i due passeggeri portoghesi in balìa del vento, fossero presenti a sufficienza le materie prime necessarie a dare il via alla produzione di archibugi, è una circostanza che aggiunge altra materia impalpabile a questo intreccio di eventi casuali che pure ebbe un'incredibile influenza sulla storia giapponese.
Iniziò così una rivoluzione militare ma il suo esito non era affatto scontato.

Edited by MegaRutto - 1/4/2011, 11:03
 
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ShinXari
view post Posted on 1/4/2011, 09:26     +1   -1




Niente male....davvero interessante.... specialmente la leggenda su Wakasa...una vera "kitsune" per furbizia eheheheh

Mi piace il taglio narrativo, però ho fatto un pò fatica a seguire le varie parti.
Se possibile sarebbe meglio che le dividessi in modo più netto e anche qualche immagine sarebbe gradita.


Ovviamente i miei sono solo meri suggerimenti che non sei assolutamente tenuto a seguire.

Bel lavoro comunque ;)


Se posso aggiungere una piccola curiosità, i giapponesi trovarono un efficace modo di mantenere asciutta la polvere degli archibugi coprendo il meccanismo di sparo con della carta di riso impermeabile.

C'è però da dire che il clima estremamente umido del giappone dette non pochi problemi nell'utilizzo di queste armi...... che tuttavia ebbero una diffusione senza precedenti poichè erano l'arma perfetta con cui dotare intere armate di Ashigaru che riuscivano ad apprenderne l'utilizzo in pochissimo tempo e ad essere così una seria minaccia anche per il samurai più agguerrito.



Edited by ShinXari - 1/4/2011, 10:41
 
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MegaRutto
view post Posted on 1/4/2011, 09:57     +1   -1




Ho provato a inserire immagini ma ho avuto qualche problemino.....
Riproverò.
Grazie per le dritte, ma vorrei solo riportare articoli di interesse senza perdere troppo tempo per la forma (anche perchè devo anche far il mio lavoro ogni tanto..... :D
 
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Sir Karati
view post Posted on 1/4/2011, 10:02     +1   -1




Per inserire le immagini (nello specifico immagini centrate) devi usare il seguente codice:
CODICE
[CENTER][IMG]indirizzo immagine[/IMG][/CENTER]

 
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MegaRutto
view post Posted on 1/4/2011, 10:50     +1   -1




Scusate l'OT
Quando ci provo mi dice

Stai tentando di utilizzare un'immagine con un'estensione non corretta. Un formato valido è www.dominio.com/immagine.gif - un formato NON valido è www.dominio.com/immagine.mp3

L'indirizzo dell'immagine è

www.google.it/imgres?imgurl=http://...=1t:429,r:4,s:0

Oppure non so cosa sia l'indirizzo immagine....

Intanto posto un altro articolo (questo senza immagini) interessante sugli ashigaru:

ASHIGARU E TEPPO

Gli ashigaru e l'introduzione degli archibugi
nicola zotti

All'arrivo dei portoghesi nel XVI secolo, il Giappone è un paese diviso e travagliato da secoli di stato di guerra permanente in un intrecciarsi sia di faide tra singoli feudi, gli shoen, e sia di guerre nazionali come la guerra di Onin (1467-1477).
Siamo nel cuore più acceso del periodo Sengoku, o degli "stati combattenti", che incomincia a metà del XV secolo e si concluderà solo per l'opera di stabilizzazione condotta da Oda Nobunaga e dal suo alleato Tokugawa Ieyasu, con l'insediamento di quest'ultimo, nel 1603, allo shogunato e l'inizio dell'era che da lui prende il nome.
Durante il periodo Sengoku la natura delle armate dei vari feudi combattenti era significativamente simile qualsiasi fosse il partito dei daimyo in conflitto. Ogni differenziazione nella composizione delle armate o nelle tattiche dipendeva più dalle risorse a disposizione del daimyo e dall’evoluzione spontanea dell’arte militare dei samurai nel corso dei secoli che dalle inclinazioni personali degli stessi daimyo.

La prima distinzione era ovviamente di casta. I samurai rappresentavano l’elite di qualsiasi armata, appartenendo ad un ceto combattente ben definito e circoscritto per nascita, sia che combattessero a piedi che a cavallo, come era il loro uso normale e consueto, Il resto dell’armata era composto dagli “attendenti” dei samurai, gli genin, e soprattutto da fanti reclutati nei modi più diversi, attingendo ai samurai di basso rango (Ji samurai), alle milizie contadine, come ai briganti o semplicemente a singoli più o meno “volontari”: nel corso degli anni il grande costo in termini di vite umane degli innumerevoli conflitti portò i daimyo a dipendere in misura sempre maggiore da queste truppe che, per la loro assenza di armature, venivano chiamati ashigaru, ovvero “piedi leggeri”, e non ricevevano inizialmente un regolare pagamento, ma venivano ricompensati con il diritto di saccheggio.

Armati ed equipaggiati secondo quello che riuscivano a reperire tra i cadaveri di un campo di battaglia, combattevano soprattutto con le lunghe picche chiamate yari o con archi, suddivisi in raggruppamenti estemporanei alla guida di comandanti chiamati ashigaru taisho, per differenziarli dai samurai taisho, dai quali invece dipendevano le unità di questi ultimi.
Comprensibilmente, l’affidabilità delle unità di ashigaru non era delle più rassicuranti: le diserzioni erano una pratica comune, così come aleatorio il comportamento sul campo di battaglia. Non era raro il caso che intere armate evaporassero nell’imminenza dello scontro fisico.

Gradualmente si ovviò a queste carenze regolarizzando sia il pagamento degli ashigaru, quanto il loro addestramento e le loro uniformi, misure che raggiunsero lo scopo e consentirono ai daimyo di portare sui campi di battaglia un numero di truppe sempre maggiore e sempre più affidabile.
È in questo scenario che l’introduzione della armi da fuoco raggiunse gli eserciti giapponesi.

Fu subito evidente che gli archibugi di manifattura occidentale fornivano le prestazioni di combattimento migliori quando utilizzati in massa e possibilmente riuscendo a garantire un volume di fuoco sostenuto e protratto nel tempo.
Con queste premesse, il fuoco degli archibugi rappresentava un vantaggio decisivo sul campo di battaglia, ma per concretizzarle non solo si dovevano armare un sufficiente numero di truppe di archibugi, ma si doveva soprattutto addestrarle al loro uso in modo coordinato ed unitario.
I samurai non disdegnarono l’uso degli archibugi, ma la loro concezione di sé e le loro forme di combattimento erano idealmente comunque indirizzate al duello anche in combattimenti collettivi, alla prestazione di eccellenza anche con un’arma di gruppo come l’archibugio e non si adattavano facilmente al radicale cambiamento che un efficace uso delle armi da fuoco avrebbe richiesto loro.
D’altra parte, i samurai solo eccezionalmente combattevano a piedi e anzi l’arma di cavalleria nel XVI secolo aveva rinnovato il proprio stile di combattimento abbandonando l’arco come arma principale in favore della lunga lancia di cavalleria.
Se in Occidente, infatti, la cavalleria feudale era stata messa in crisi dalle formazioni di picche, non altrettanto sembra accadere in Giappone, dove la cavalleria, constatando la propria inferiore efficacia rispetto al tiro a massa degli arcieri ashigaru, mantiene il ruolo prevalente sul campo di battaglia proprio armandosi di lance di varia forma e lunghezza (orientativamente in media di circa 3 metri) e caricando gli avversari.

Che le cavalcature dei samurai non fossero altro che minuscoli pony alti circa 130 cm. al garrese e pesanti solo 280 kg. sembra non aver influito sull’efficacia in battaglia delle loro cariche e proprio negli anni in cui si introducevano le prime armi da fuoco di tipo occidentale, Takeda Shingen portava la propria cavalleria all’apice della fama e dell’efficacia.
Per queste ragioni fu in qualche modo un fatto naturale che gli archibugi venissero assegnati prevalentemente agli ashigaru, modificandone radicalmente il ruolo sul campo di battaglia e non solo.
Nonostante la sua ancora scarsa affidabilità, infatti, l’archibugio aveva alcuni significativi vantaggi rispetto alla tradizionale arma da getto giapponese, l’arco: non solo l’addestramento al suo uso era molto più semplice, standardizzabile e realizzabile in un tempo incomparabilmente minore, e per giunta poteva essere usato da un soldato di costituzione fisica normale e non necessariamente con la corporatura atletica e la resistenza fisica dell’arciere; ma garantiva anche un’efficacia molto maggiore sul campo di battaglia per la penetratività delle palle di piombo che potevano perforare praticamente qualsiasi corazza fino a 75-50 metri, ed essere letali per un bersaglio non protetto anche a 100 metri e oltre. Il tiro di massa contro una compatta schiera avversaria, aveva come esito, semplicemente in virtù della statistica e nonostante il tiro indirizzato e non mirato, la decimazione dell’avversario.
Tuttavia, una cosa è consegnare ad un soldato un’arma a costo praticamente zero, come una picca, un’altra, ben diversa, è affidargli un’arma rara e costosa.
Inoltre l’archibugio aveva in sé quel tanto di novità da imporre un sostanziale cambio tattico sul campo di battaglia: una nuova gerarchia tattica si trasformava, o minacciava di trasformarsi, in una nuova gerarchia sociale, o per lo meno in un impulso all’ascesa nella stratificazione di classe della società giapponese di un nuovo ceto.
Le ragioni della guerra ebbero momentaneamente la prevalenza su quelle della tradizione e gli archibugieri ashigaru divennero il fulcro delle armate, scalzando dal loro status i samurai che si ritrovarono ad occupare il ruolo di arma di supporto, alla pari degli arcieri e dei picchieri ashigaru: in pratica confinati a concludere il lavoro incominciato da altri.
L’attenzione dei daimyo iniziò di conseguenza a concentrarsi sugli ashigaru, sul loro addestramento e sul loro trattamento, e il loro ruolo nelle armate giapponesi, fino alla conclusione del periodo Sengoku, fu sempre crescente e decisivo..




QUESTA MI MANCAVA .... :P

QUALCHE CIFRA SULLA LOGISTICA MEDIOEVALE

Guerra e sterco di cavallo
nicola zotti


Se pensate che i comandanti militari medioevali dovessero curarsi solo di nutrire i loro cavalli vi sbagliate, perché un'uguale preoccupazione doveva essere posta alle loro deiezioni.

Ogni 100 kg. di peso un cavallo produce quotidianamente 4,5 kg. di sterco e 4,8 litri di urina.

L'urina non è tossica, ma evaporando produce ammoniaca che invece è altamente dannosa alle vie respiratorie di uomini e animali. Inoltre, l'ammoniaca minaccia la durezza e l'elasticità degli zoccoli dei cavalli, complicandone la pareggiatura e la ferratura: i cavalli costretti a sostare a lungo in aree malsane erano quindi più soggetti a malattie e problemi agli zoccoli.

Lo sterco al contrario è particolarmente pericoloso in sé, causa di infezioni ed epidemie.

Anche solo un piccolo esercito composto da 1.000 uomini e quindi con circa 3.000 animali produceva una vera e propria montagna di escrementi e un fiume di urina, generando problemi di difficile soluzione in situazioni come assedi o riunioni di eserciti che durassero più di qualche settimana.

Nel breve lasso di tempo di 30 giorni, infatti, 3.000 animali distribuivano sul territorio quasi 2.500 tonnellate di sterco e oltre 2.600.000 litri di urina, che, se non controllati a dovere, potevano rendere invivibile qualsiasi accampamento.

Edited by MegaRutto - 1/4/2011, 11:59
 
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ShinXari
view post Posted on 1/4/2011, 10:55     +1   -1




Controlla se l'immagine ha formato jpeg o bitmap.... è capitato pure a me che non riesca a visualizzare altri formati.

Oh ti capisco...anche la mia sezione storica ha la forma e la punteggiatura che vanno spesso a farsi benedire (o maledire) eheheheh dovrò correggerla prima o poi.

Interessante la digressione sugli Ashigaru.... ma se permetti avrei qualche precisazione da fare.

Oltre a Nobunaga e Ieyasu non bisogna dimenticare Toyotomi Hideyoshi.... il secondo "grande unificatore"
che fece carriera nell'esercito di Nobunaga proprio partendo dalla umile posizione di Ashigaru.

Hideyoshi vendicò la morte del proprio signore Nobunaga avvenuta nel 1582 al tempio di Honnoji per mano
di Akechi Mitsuhide inseguendo il traditore e sconfiggendolo nella battaglia di Yamazaki.
Dopo alcune tensioni con Ieyasu sfociate nelle battaglie di Komaka-Nagakute, Hideyoshi "ereditò" l'opera di
Nobunaga continuando lo sforzo di unificazione.

Egli,tuttavia, non essendo di estrazione nobile nè tantomeno di sangue Minamoto non potè ottenere il titolo di Shogun, ma solo quello di "Kanpaku" (reggente).
In pratica, Hideyoshi si ritrovò a regnare su un Giappone già sulla via dell'unificazione... con la maggior parte dei clans a lui sottomessi e schiacciando quelli che a lui si opponevano come gli Hojo o gli Uesugi.

Solo alla morte di Hideyoshi, Ieyasu potè finalmente avere la possibilità di istituire il suo shogunato...cosa che fece dopo aver sconfitto la coalizione dei lealisti Toyotomi capitanati da Mitsunari Ishida a Sekigahara.


Riguardo al fatto che l'archibugio avrebbe potuto "democratizzare" la società giapponese mi pare una affermazione un pò forte.... ma sicuramente il ruolo dei popolani nelle armate giapponesi in quel periodo è un
caso che non si vedrà più almeno fino alla restaurazione Meiji e all'occidentalizzazione del sistema militare.


Riguardo alle condizioni igienico-sanitarie di un accampamento militare in passato... non si può che convenire.

Più che le ferite...le spade...le frecce o le pallottole, spesso erano le malattie a falcidiare maggiormente le truppe.... malattie che poi potevano venire diffuse anche alla popolazione civile durante i contatti con i militari.

Grazie comunque per questi aneddoti e ti prego di continuare a postare questi testi.

PS: Sei tu l'autore che contribuisce a quel sito?.

Edited by ShinXari - 1/4/2011, 12:20
 
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MegaRutto
view post Posted on 1/4/2011, 13:40     +1   -1




Heh.. no no, non sono io l'autore....non avrei nemmeno il tempo...
Però sono in contatto con uno dei ragazzi di warfare.it e vado spesso a curiosare perchè ci sono molti articoli di interesse e curiosità.

Grazie per l'incitamento....finora mi hanno solo fustigato su questo forum .... :cry:


:D

LA NASCITA DEI SAMURAI

Il potere politico si basa in ultima istanza sulla facoltà di costringere gli altri con la forza a sottomettersi alle sue varie espressioni.
Detenere il monopolio dell'uso della forza diventa così una precondizione auspicabile, e in sostanza indispensabile, che ogni soggetto politico tende a guadagnarsi per esercitare il potere politico senza temere eventuali opposizioni.
Dato che tuttavia le opposizioni, potenziali e non, esitono, definire di quale e quanta forza dotarsi diventa una decisione strategica che impegna profondamente qualsiasi soggetto voglia esercitare il potere politico.
E, come tutte le decisioni politiche, si basa sulla definizione di una gerarchia di valori, in questo caso militari, ovvero di una piramide di sistemi d'arma, da quello ritenuto essenziale e decisivo, a quelli che invece vengono considerati meramente ausiliari: sul primo si investiranno attenzioni e risorse, possibilmente ottenendone, logicamente, il monopolio, sui successivi, le attenzioni e le risorse via via residuali, mano a mano che si discendono i livelli gerarchici.
Si tratta, come accennato, di una decisione strategica, e non solo perché comporta un investimento di risorse nel lungo periodo, o perché si può definire una piramide inattuale, sbagliando la definizione delle priorità e quindi dotandosi di un apparato di sicurezza inadeguato: il rischio maggiore è che si possa mettere in pericolo la legittimità dello stesso potere politico, facendolo passare di mano.
Il caso dell'emergere nel Giappone feudale del ceto dei samurai come classe dominante è emblematico proprio di questa eventualità e trova la sua origine in una serie di decisioni del ritsuryo (lo stato imperiale) in materia di politica di difesa, durante l'era Heian (794-1185).
Dalla metà del X secolo fino alla fine dell'Ottocento, la guerra in Giappone fu il palcoscenico di uomini d'arme di professione, noti come bushi, tsuwamono, musha, mononofu o - più comunemente tra il pubblico occidentale - samurai.
Questo ordine guerriero sorse durante il periodo Heian per servire la corte imperiale e le case nobili che la componevano come spade in affitto e archi a contratto, ma i suoi membri, alla conclusione dell'epoca Nambokucho (1336–1392), erano diventati i padroni di fatto del paese. L'ascesa dei bushi non avvenne però mediante una rivoluzione drammatica, ma piuttosto seguendo un'evoluzione fatta di passi costanti nel tempo.

Non è questo il luogo adatto per riferire in modo esauriente (ammesso che sia nelle mie capacità) di un fenomeno così complesso avvenuto lungo un periodo si tempo tanto ampio, tuttavia mi è possibile segnalare una delle cause più sommerse e meno eclatanti di questo fenomeno, ma non la meno importante.
Durante l'era Heian il rysturio si era posto il problema di ristrutturare le proprie forze armate che fino ad allora era costituito sostanzialmente da truppe di fanteria arruolate per i brevi periodi delle campagne militari e da arcieri a cavallo di origine nobile o seminobile protetti da corazze.
Questi ultimi, tuttavia, erano arcieri a cavallo molto diversi da quelli che dominavano nelle steppe: il loro stile di combattimento era influenzato da cavalcature meno resistenti e da archi meno potenti di quelli compositi in uso tra gi arcieri continentali e può essere accostato al "dogfight" degli aviatori della Grande Guerra.
Non praticando il tiro a massa degli altri arcieri asiatici, i giapponesi non erano particolarmente efficaci contro le fanterie, ma la generalizzata debolezza degli archi di quel periodo faceva sì che le fanterie non solo non potessero sopraffare con il loro tiro le cavallerie, ma alla lunga venissero al contrario sconfitte dalla maggiore mobilità e dalla protezione dei propri avversari: il kiyumi e il fusetake-yumi in uso in Giappone dal decimo al dodicesimo secolo erano particolarmente deboli, mentre la oyoroi era una corazza particolarmente efficiente difficile da perforare tirando con quegli archi da oltre 10 metri.
Questa superiorità si era dimostrata decisiva quando l'imperatore Temmu vinse la guerra Jinshin nel 672-3, o quando la corte aveva soppresso le ribellioni di Fujiwara Hirotsugu (740) o di Fujiwara Nakamaro (764). La stessa guardia imperiale era composta esclusivamente di arcieri e il prestigio del loro arco era tale che con esso praticavano anche riti ed esorcismi.

L'unificazione giapponese, la cessazione delle minacce esterne e la concomitante crescita di importanza della minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata dai normali problemi di ordine pubblico, innescarono un progressivo processo di smantellamento dell'apparato miitare del rytsurio: richiamare alle armi grandi armate di fanteria per brevi periodi di tempo e addestrarle alla guerra stava diventando troppo costoso, quando la minaccia che si doveva affrontare era più simile ad una questione di polizia.
Rimaneva il problema di che cosa poteva sostituire il vecchio apparato militare: e l'arciere a cavallo sembrò la scelta più naturale, perché non solo era il sistema d'arma che si era dimostrato il più efficace sul suolo giapponese, ma anche perché si adatta perfettamente allo scopo di inseguire un malvivente colpendolo da lontano.
Tuttavia si presentava lo scoglio dell'addestramento: addestrare un arciere a cavallo è probabilmente l'impresa più difficile che un esercito dell'epoca potesse intraprendere perché richiede la compresenza di due competenze professionali già difficili da coltivare separatamente, e non era un'attività che il rytsurio ritenne di poter compiere, preferendo affidarsi a quanti già le possedevano.
Le funzioni di polizia si esercitano soprattutto localmente da qualcuno che conosce il territorio e così vennero istituiti gli oryoshi, gli "inviati per la sottomissione del territorio", mentre gli tsuibushi, gil "inviati per l'inseguimento e la cattura", si sarebbero occupati dei problemi interprovinciali. mentre nella capitale Kyoto avrebbe agito l'Ufficio della polizia imperiale o kebiishi-cho, i cui rappresentanti erano noti come kebiishi, ovvero "investigatori delle stranezze".

In breve la corte abbandonò un sistema miitare basato su una forza di fanteria coscritta addestrata a spese pubbliche, per un "outsourcing" di militari mercenari addestrati ed equipaggiati a spese proprie: la maggior parte dei quali erano fortemente insediati in un territorio che iniziarono ad amministrare praticamente senza alcun controllo centrale, mentre un'altra molto consistente presidiava la capitale impegnandosi con solerzia in intrighi di palazzo.

Il resto è storia
 
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<|GaRteMiR|>
view post Posted on 1/4/2011, 14:26     +1   -1




oddio con questa immagine mi hai fatto tornare alla mente medieval 2 ^^ allora io vi metto il funzionamento del moschetto di età napoleonica ^^
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stanislaw
view post Posted on 3/4/2011, 18:44     +1   -1




CITAZIONE (MegaRutto @ 1/4/2011, 14:40) 
Heh.. no no, non sono io l'autore....non avrei nemmeno il tempo...
Però sono in contatto con uno dei ragazzi di warfare.it e vado spesso a curiosare perchè ci sono molti articoli di interesse e curiosità.

Non credo che ci siano "ragazzi" a warfare.it, almeno gli scritti sono tutti di Nicola Zotti, che pare che sia il più grosso esperto di arte militare in Italia. Ma se gli scrivi lui ti risponde?!?
 
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18 replies since 30/3/2011, 16:51   510 views
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