Dopo un periodo di esami...sangue sudore e lacrime...eccovi finalmente un altro appasionante chapter de la storia jappa. Enjoyyyyy
-THE EMPEROR STRIKES BACK: GO DAIGO E LA “RESTAURAZIONE
KENMU-
Pur essendo discendente diretto della dea del sole Amaterasu, ed “Arahitogami”
(divinità in terra), l'Imperatore dalla fine dell'epoca Heian aveva dovuto ras-
segnarsi nel vedere il suo potere sempre più limitato dai capricci della nuova
classe militare dei Samurai e in particolare del più importante fra loro:
lo Shogun. Confinati nel sontuoso palazzo di Miyako (Kyoto,già Heiankyou), gli Imperatori avevano assistito pressoché impotenti all'ascesa del potere shogunale; un potere che,ironia della sorte, formalmente erano essi stessi chiamati ad assegnare a ogni nuovo “Gran Generale”di sangue Minamoto.
I Minamoto, forse seguendo il detto “Divide et impera” o al contrario per evitare lotte di potere sulla successione al trono imperiale, concessero che i discendenti di due linee imperiali (imparentate fra loro) si sarebbero succeduti a turno sul trono.
Questi due rami della famiglia imperiale erano noti come “Corte del Nord” e “Corte del Sud” (la prima più anziana e locata nelle vicinanze di Kyoto, mentre la seconda a Yoshino, ovvero l'antica Nara) e si erano originati durante il regno dell'Imperatore Go Saga (1242-6), che fu succeduto al trono dai suoi due figli Go Fukakusa e Kameyama, da cui le due linee si originarono.
Secondo Go Saga, una successione alternata fra queste due linee avrebbe probabilmente evitato pericolosi vuoti di potere e prevenuto le conseguenti lotte intestine per il trono, ma in realtà sarà proprio questo sistema a rivelarsi fonte di innumerevoli contrasti.
Per qualche generazione,comunque, il sistema funzionò e le due branche imperiali si succedettero al trono senza particolari attriti: tutto ciò era destinato a cambiare con l'ascesa al trono di un ambizioso ed energico figlio della Corte del Sud, l'Imperatore Go Daigo.
"Questo ritratto dell'Imperatore Go Daigo tradisce la sua profonda ammirazione per i modelli
della cultura cinese e della sua figura imperiale"
Go Daigo ascese al trono nel 1318. Neanche vent'anni erano passati dall'ultima
invasione mongola del Giappone e gli echi di quegli eventi avevano lasciato
ferite ancora aperte nel panorama politico e sociale nipponico: ferite che avevano
iniziato ad indebolire sottilmente il potere e l'influenza della massima
autorità politica dell'epoca: lo Shikken Hojo.
Svanite dalle coste del Kyushuu le minacciose sagome delle navi mongole,
in Giappone iniziavano a scorgersi le ombre di nuovi conflitti intestini all'arcipelago.
Durante la crisi delle invasioni mongole il clan Hojo aveva difatti
accentrato sempre più il potere nelle proprie mani rendendo il circolo familiare
del clan l'organo di potere più importante in Giappone e attuando una politica
familistica assegnando importanti cariche statali e amministrative a membri
del proprio Uji. Come se non bastasse, gli Hojo non lesinarono di usare il proprio
potere per “raccomandare” alle cariche di Shugo e Jito (governatori di
una provincia o di una proprietà terriera) i clans più vicini alla politica dello Shikken.
Queste politiche di “raccomandazione” non fecero che rafforzare
il malcontento di numerosi clans verso lo Shikken, molti dei quali avevano
lottato duramente contro l'invasore mongolo senza venire poi ricompensati per
i loro sforzi.
In questo contesto sempre più ostile allo strapotere degli Hojo Go Daigo, ispirandosi alle figure imperiali della tradizione cinese, iniziò a maturare la convinzione che l'esautorazione del potere del Tennou (“il figlio del cielo” ovvero l'Imperatore) effettuato dal primo Shogun Yoritomo, dai suoi discendenti e dagli attuali reggenti Hojo del Bakufu fosse un inaccettabile sopruso verso cui Daigo mostrò man mano una insofferenza sempre più marcata.
Osservando l'acuirsi della crisi del potere dello Shikken, Go Daigo assieme al
suo Dainagon (consigliere) Hino Suketomo, iniziò a maturare il sogno di sfruttare tale situazione di debolezza degli Hojo per concretizzare il suo sogno di un ritorno del potere al trono imperiale: un sogno che ben presto si tramutò in un vero e proprio piano cospirativo per rovesciare il potere di Kamakura.
Dal 1319 Go Daigo iniziò a tessere la sua tela contattando possibili alleati e
sostenitori, esercitando un ruolo politico sempre più attivo sulla scena dell'epoca,
infiammando gli animi dei nemici dello Shikken e pianificando la caduta deglo Hojo.
Nel 1324, tuttavia, durante “l'incidente Shouchuu” il “Rokuhara Tandai”,
un organo di controllo e sicurezza dello Shogunato nella zona del Kinai ed incaricato dei rapporti
con la corte imperiale (nonché avente una temuta fama “polizia segreta) venne a conoscenza dei
piani sovversivi di Go Daigo: a farne le spese sarà però solamente il Dainagon Suketomo, mentre
il Rokuhara Tandai non riuscì ad intervenire direttamente sulla figura imperiale.
Nonostante la perdita di Suketomo, Go Daigo poté continuare a mandare avanti
i propri piani che tuttavia furono nuovamente scoperti nel 1331 grazie a una “soffiata” di
Yoshida Sadafusa che tradì l'Imperatore rivelando allo Shikken dei suoi propositi eversivi.
Stavolta per Daigo le cose si fecero molto pericolose: l'Imperatore si affrettò
a nascondere i tesori imperiali *(vedere immagine e nota) nel castello di Kasagiyama
e a rifugiarvisi sollevando un'armata a propria difesa.
Il castello tuttavia cadde sotto l'attacco delle truppe dello Shikken l'anno seguente e Go
Daigo venne esiliato nella provincia di Oki (composta dalle due omonime piccole
isole a 40 e 80 km dalla costa nord dell'Honshuu), mentre al suo posto gli Hojo posero
sul trono l'Imperatore Kogon.
"L'isola di Oki fu la "Sant'Elena" dell'imperatore Go Daigo dopo la sconfitta iniziale"
Come un altro imperatore europeo avrebbe fatto cinque secoli dopo, Go Daigo
riuscì a fuggire dal suo esilio insulare nel 1333 e presto radunò un'armata presso
la provincia di Hoki. Lo Shikken reagì inviando una spedizione al comando
di un generale il cui nome avrebbe presto,nella gloria e nell'infamia, cambiato
la storia del Giappone: Ashikaga Takauji.
A dispetto delle attese dello Shikken, giunto nella provincia di Hoki, Takauji
tradì la causa Hojo e si schierò dalla parte di Daigo aiutandolo nella distruzione
del Rokuhara Tandai.
"Ashikaga Takauji a cavallo. Takauji, inizialmente generale degli Hojo incaricato di sconfiggere
il ribelle Go Daigo, si schierò poi dalla sua parte per poi tradirlo durante la Restaurauzione Kenmu.
Il suo opportunismo fu premiato dalla possibilità di instaurare la propria omonima dinastia shogunale"
Contemporaneamente e (per gli Hojo) inaspettatamente, il capo della famiglia
Nitta, Nitta Yoshisada, passò anch'egli dalla parte del l'Imperatore e dopo una
campagna nelle province di Musashi e Kozuke, assediò e espugnò Kamakura
ponendo fine alla reggenza Hojo. Anche gli sforzi di difesa di due importanti
roccaforti ad Akasaka e Chihaya da parte di Kusunoki Masashige aiutarono
la rinnovata causa imperiale a trionfare.
Con gli Hojo sconfitti e il supporto di Takauji, Yoshisada e Masashige, Go Daigo
potè finalmente rientrare a Kyoto e riprendere il suo posto sul trono ed iniziare la
sua opera di ripristino del potere imperiale che prenderà il nome di “Restaurazione Kenmu”.
Go Daigo iniziò una politica di riforme, riorganizzazione e accentramento del
potere nelle mani della figura imperiale, con l'ambizione di divenire il sovrano
più potente dell'estremo oriente. Il suo zelo,tuttavia, lo portò a compiere numerosi
errori che ben presto si sarebbero rivelati fatali: in particolare la
volontà di Daigo di escludere la classe samuraica dall'esercizio del potere,
le magre ricompense elargite ai clans che avevano sostenuto la sua causa
(con l'eccezione di Ashikaga Takauji, Kusunoki Masashige e Yoshisada che vennero generosamente ricompensati per l'aiuto fornito alla caduta dello Shikken) riforme imprecise e frettolose
e aspri contenziosi sul possesso dei territori suscitarono forte malcontento da parte degli ex-sostenitori della restaurazione che portò allo scoppio di rivolte come quella di Nakasendai nell'est del paese.
Ashikaga Takauji, giunto in loco e sedati i focolai di ribellione, iniziò tuttavia
a nutrire dubbi nei riguardi del progetto di restaurazione imperiale nonché dei
pericoli che essa avrebbe potuto rappresentare per la classe samuraica di cui
Takauji faceva parte. Alla fine Takauji decise di voltare nuovamente gabbana
come aveva fatto in precedenza con la causa Hojo, e si mosse in armi contro
Go Daigo. L'Imperatore, nonostante il tradimento di Takauji, poteva contare
ancora sul fedele supporto di Kusunoki Masashige che inviò alla testa di un'armata
per scovare e distruggere la minaccia rappresentata dall'Ashikaga.
Masashige si scontrò per la prima volta con Takauji nella battaglia di Takenoshita dove venne sconfitto, ma successivamente grazie all'aiuto di Kitabatake Akiee e del supporto della capitale riuscì a infliggere una dura
sconfitta a Takauji, il quale dovette fuggire nel Kyuushuu. Takauji non fu però
scoraggiato dai suoi propositi, e radunata un'altra armata tentò nuovamente
la conquista della capitale l'anno seguente. Alla notizia delle truppe di Takauji
in marcia verso la capitale, Kusunoki suggerì all'Imperatore di riconciliarsi
con l'Ashikaga, ma Go Daigo rifiutò ed anzi ordinò a Masashige di distruggere
la minaccia dell'ex-alleato una volta per tutte. Masashige obbedì e marciò
contro le soverchianti forze del nemico scontrandosi con lui nella battaglia di
Minatogawa. La fortuna non arrise stavolta alle forze dell'Imperatore: rimasto
con soli 75 uomini dei 700 iniziali ed isolato in mezzo alle forze nemiche dopo che Nitta Yoshisada, temendo una manovra a "tenaglia" da parte delle forze degli Ashikaga e dei loro alleati Shoni aveva
suonato la ritirata generale.
Isolato e circondato, Masashige commise seppuku assieme al fratello Masasue (le cui ultime parole, secondo la leggenda furono “Shichisei houkoku!” ovvero “vorrei avere sette vite da dare per la mia patria”) e ad altri membri del suo clan.
"Il monumento a Kusunoki Masashige dinanzi al palazzo imperiale di Tokyo. La sua fedeltà all'Imperatore
Go Daigo fino all'estremo sacrificio lo ha reso uno dei modelli samuraici ideali"
Quando Ashikaga Takauji entrò a Kyoto, l'Imperatore fuggì presso il monte Hiei
lasciando Nitta Yoshisada a coprire la sua ritirata. Dal tempio di Enryakuji sul
monte Hiei Go Daigo e le sue forze continuarono per qualche tempo una disperata
difesa del monte e persino un fallito tentativo da parte di Nitta di riprendere Kyoto.
Ormai alle strette, Go Daigo inviò a Takauji i tesori imperiali in segno di resa e
si ritirò presso le montagne di Yoshino, mentre suo figlio, il principe Takanaga
fuggì presso la provincia di Echizen assieme al sempre fedele Nitta.
Takauji usò i tesori appena ricevuti per nominare il principe Yakuhito, fratello dell'Imperatore
Kogon (l'imperatore che era stato costretto a lasciare il trono da Go Daigo) nuovo Imperatore
con il nome di Komyo, inaugurando così una nuova dinastia Imperiale sotto il controllo samuraico.
Tuttavia, seppur sconfitto e messo in fuga, Go Daigo dimostrò nuovamente la sua caparbietà
dichiarando dalla sua nuova "Corte del Sud" presso le montagne di Yoshino (attuale Nara) che
i tesori imperiali consegnati a Takauji era nient'altro che mere copie e che quelli autentici
fossero nelle sue mani.
Questa dichiarazione aprì un periodo di feroce contrasto ideologico e militare che mise in contrapposizione
due corti imperiali: quella del Nord nella capitale Kyoto e quella "clandestina" del sud nelle montagne dell'antica Nara.
Edited by ShinXari - 27/6/2011, 09:26