Storia Giapponese, Piccola introduzione

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ShinXari
view post Posted on 29/1/2011, 12:14     +1   -1




Ecco parte della continuazione della storia... pregherei i Mods di collegarla direttamente al primo post così
da evitare una "cesura" nella narrazione


-L'ASCESA DI “COLORO CHE SERVONO”-

La corte di Yamato aveva importato dalla Cina il modello di un esercito composto da soldati coscritti, ma questo sistema si rivelò presto inefficace (edimpopolare tra contadini già vessati dal duro lavoro e dalle corvèe) e fu abolito dall'imperatore Kanmu nel 792.
La corte ,quindi, per reprimere rivolte ed insurrezioni, bloccare le eventuali minacce militari di clans ostili all'imperatore e per tenere sotto controllo la minaccia degli Emishi del nord dovette delegare sempre più il compito della difesa ai governatori locali, ricompensandoli lautamente per i servigi militari resi.
Fu in questo contesto, ed in particolare nel turbolento periodo del nono secolo
scosso da pestilenze,disastri e carestie, che ascesero a sempre maggiore importanza i precursori della classe sociale che più di tutte avrebbe impresso il suo indelebile marchio nella società giapponese. Questi guerrieri a cavallo armati di arco (che prima ancora della spada era considerata la “vera arma” del samurai) dimostrarono presto la loro letale efficienza sui campi di battaglia del periodo Heian trasformandosi sempre più in veri e propri “professionisti della guerra”. Mentre i nobili della corte raggiungevano il massimo della raffinatezza nelle arti, nella poesia e nella scrittura (fulgido esempio della quale è il “Genji Monogatari” di Murasaki Shikibu), i guerrieri grazie alle ricompense e alla gratitudine della corte per i servigi bellici resi ottenero sempre più ricchezza,terreni e potere; trasformandosi in alcuni casi in vere e proprie “dinastie” di guerrieri a cui venne presto riconosciuto anche un titolo nobiliare, rendendo alcuni di questi clans membri di una neonata“aristocrazia di spada”. Dal decimo secolo in poi questi guerrieri saranno conosciuti col celeberrimo nome di “Samurai”(dal verbo antico さぶらふ saburau ovvero “servire un superiore”) che inizialmente indicava gli armigeri che giungevano nella capitale per prestare servizio di guardia presso la corte imperiale e la classe nobiliare.

-Il Genji Monogatari, di Murasaki Shikibu, è considerato il primo "romanzo" della storia e perfetto sunto della raffinatissima vita della corte Heian-

-I primi samurai erano essenzialmente arcieri a cavallo, e la loro arma principale era l'arco. Anche nei secoli
successivi, quando i samurai diverranno noti come esperti spadaccini, l'arcieria continuerà ad avere un posto importante nella tradizione samuraica-

I più potenti,fra questi nuovi “clans guerrieri”, avevano nomi destinati presto ad entrare nella leggenda: I Minamoto e Taira.
In realtà, i Minamoto e i Taira non avevano avuto origine tra i Samurai ascesi nelle province, bensì entrambe le famiglie appartenevano a due rami della famiglia imperiale che non avevano diritto alla successione al trono e a cui, per compensazione,era stato concesso loro un nome e una carica nobiliare.
A differenza dei Fujiwara, tuttavia, il nome dei Taira e dei Minamoto non si sarebbe legato tanto alla politica e agli intrighi di corte, quanto piuttosto a gesta militari che sarebbero divenute leggendari modelli per le successive generazioni di clans guerrieri.


Nel decimo secolo, la politica della corte imperiale si era fatta alquanto complessa a causa del sistema degli “insei” (imperatori in ritiro). Dietro a questo termine si celava l'abitudine degli imperatori più anziani ad abdicare
al trono e a ritirarsi a vita monastica (nei numerosi e potenti templi buddhisti dell'epoca), salvo continuare a muovere le pedine della politica anche quando i loro successori erano saliti al trono.
Questa “confusione”, causò in alcuni casi vere e proprie lotte per la successione al trono imperiale, per dirimere le quali fu necessario ricorrere alle armi: un contesto perfetto per l'affermazione dei nuovi clans guerrieri....ed qui che maturerà anche la rivalità tra i Taira e i Minamoto,la quale in futuro avrebbe portato non solo alla vittoria di uno dei due schieramenti...ma anche alla fine di una intera epoca per l'intero Giappone.

I semi della discordia fra i due clans furono gettati nel 1156, durante la “Ribellione di Hougen” (Hougen no Ran) che vide contrapposti i due schieramenti sostenitori dell'imperatore Go Shirakawa e dell'Insei Sutoku,entrambi figli del defunto Imperatore Toba. Generali sia del clan Minamoto che Taira parteciparono agli scontri che si svolsero principalmente nella capitale Kyoto,e alla fine la vittoria arrise alla fazione di Go Shirakawa che salì così al trono.
Questo conflitto non vide contrapposti direttamente i clans Taira e Minamoto (entrambe le fazioni poterono contare su samurai di entrambi i clans) ma fece comprendere rapidamente ad entrambi gli Uji che la convivenza tra i loro poteri sempre più crescenti non poteva durare a lungo: presto ne sarebbe rimasto soltanto uno.



-L'Hogen no Ran, "Ribellione di Hougen" portò la devastazione nella capitale e gettò le basi dei successivi conflitti fra Taira e Minamoto-

La guerra aperta fra i due clans scoppiò durante la “Ribellione di Heiji”, scoppiata pochi anni dopo quella di Hougen e che durò dal gennaio al febbraio del 1160.
L'Imperatore Go Shirakawa abdicò formalmente al trono nel settembre del 1158 e divenne anch'egli un “imperatore in ritiro” nominando come successore il figlio Nijou. Nonostante l'ascesa al trono di Nijou, il potere effettivo continuò a rimanere nelle mani del padre.
Quando nel 1159 il capo del clan Taira (sostenitore di Nijou), decise di lasciare la capitale per un pellegrinaggio assieme alla sua famiglia;Fujiwara no Nobuyori, assieme al clan Minamoto intravidero una imperdibile opportunità per scatenare una rivolta e rapirono gli Imperatori Shirakawa e Nijou.
Dopo aver posto l'Imperatore Go Shirakawa agli arresti, Nobuyori si dichiarò cancelliere imperiale,
ottenendo quindi il potere assoluto sulla capitale.


I Minamoto e Nobuyori,tuttavia, si trovarono del tutto impreparati a difendere il loro potere appena conquistato quando i Taira tornarono di gran fretta alla capitale e assaltarono il palazzo imperiale alla testa di 3000 cavalieri. Nobuyori se la dette subito a gambe, mentre Minamoto no Yoshitomo (capo del clan) e suo figlio Yoshihira resistettero strenuamente nel palazzo mettendo in seria difficoltà gli attaccanti.


-L'assedio al palazzo imperiale da parte delle forze Taira-

Taira no Kiyomori decise quindi di usare l'astuzia, e simulò una ritirata delle sue forze. I Minamoto abbandonarono il palazzo per dare loro la caccia cadendo nel tranello. Un distaccamento Taira occupò il palazzo tagliando ai Minamoto la ritirata. I Minamoto tentarono un'ultima disperata carica al campo nemico
di Rokuhara ma dopo un aspro combattimento dovettero ritirarsi.

Kiyomori inseguì i Minamoto uccidendo i figli maggiori di Yoshitomo e Fujiwara no Nobuyori. Yoshitomo venne tradito e ucciso da un suo vassallo mentre tentava di raggiungere la provincia di Owari (nota: nonostante il mito
della fedeltà samuraica....). Kiyomori liberò infine l'Imperatore Go Shirakawa e potè dichiarare la vittoria.

I rimanenti figli di Yoshitomo, Yoritomo, e Yoshitsune vennero risparmiati da Kiyomori; anche se i primi due furono condannati all'esilio e il terzo ad divenire monaco. Come accadde con Cesare e alcuni dei futuri cesaricidi, questo atto di clemenza verso il nemico porterà a conseguenze disastrose per il clan dei Taira.



-Taira no Kiyomori in armi e Minamoto no Yoshitomo in fuga. La ribellione di Heiji sarà solo il primo atto dello scontro fra le due famiglie, destinato a degenerare nella grande guerra "Genpei", che diverrà un punto di svolta per l'intera civiltà giapponese-

Edited by ShinXari - 27/9/2011, 09:07
 
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Requies
view post Posted on 29/1/2011, 12:37     +1   -1




Storia interessantissima, grazie per averla postata :)

PS: Puoi inserire questa parte della storia sul tuo post iniziale, basta modificare il messaggio.
 
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Sir Crash
view post Posted on 29/1/2011, 12:40     +1   -1




Bella storia ShinXari
 
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ShinXari
view post Posted on 29/1/2011, 15:30     +1   -1





Grazie. Mi dispiace se alcune righe sono spezzate....ma faccio una fatica tremenda a posizionarle bene....appena ne correggo una mi scombussola tutte le altre.
 
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Sir Crash
view post Posted on 29/1/2011, 15:32     +1   -1




Non preoccuparti, non sono questi i problemi della vita.
 
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ShinXari
view post Posted on 5/2/2011, 11:25     +1   -1




-LA GUERRA GENPEI E LA NASCITA DEL “GOVERNO DELLA TENDA”-

Il primo round della sfida fra Taira e Minamoto era stato vinto dai primi
e i successivi tentativi da parte dei secondi di riottenere il potere avevano dato
via a una brutale serie di esecuzioni di massa, con cui i Taira credettero di potere
stroncare definitivamente ogni minaccia al loro predominio.


-La copertina di "Genpei Kassen", videogioco strategico per pc Windows edito nel 1994 dalla KOEI.
Il mito del grande conflitto fra Taira e Minamoto fu trasmesso nei secoli attraverso celebri
opere letterarie che,ancora oggi, continuano a colpire l'immaginario giapponese-

I Minamoto tuttavia,continuarono a perdurare, e sarebbe giunto presto
il momento in cui il clan dei “Genji” (altra lettura dei caratteri che compongono
il nome del clan, così come “Heike” è quella dei Taira) sarebbe tornato alla
ribalta spada in pugno,strappando con la forza delle armi il predominio agli
odiati nemici.

Mentre i Minamoto affilavano in segreto le armi, il vittorioso Taira no Kiyomori,
nominato “Daijou Daijin” (primo ministro) per aver liberato
l'Imperatore Go Shirakawa, entrò sempre più in attrito con quest'ultimo sulla
gestione del potere imperiale. Quando Go Shirakawa tentò un colpo di mano
per destituire Kiyomori, il capoclan Taira sconfisse l'Imperatore ed abolì il
sistema degli “Insei” (imperatori in ritiro) togliendo quindi a Shirakawa ogni
possibilità di recuperare il pieno potere.

Tale atto causò una serpeggiante ondata di sentimento anti-Taira nella corte
Imperiale e presso gli altri clans del Giappone. Un risentimento che si fece
ancora più forte quando Kiyomori impose suo nipote Antoku (all'epoca di
soli due anni) come successore al trono Imperiale al posto del figlio di Go
Shirakawa, il principe Mochihito.

Mochihito, deciso a riottenere il legittimo diritto alla successione lanciò nel
Maggio del 1180 una chiamata alle armi per sostenere la sua causa ai numerosi
clans guerrieri del Giappone e ai templi buddhisti (che,nel tempo,si erano
dotati di veri e propri “eserciti” di monaci guerrieri per la difesa dei propri
possedimenti e la lotta contro i monasteri rivali): alla testa della coalizione di
Mochihito si pose il clan Minamoto, capitanato da Yoritomo e Yoshitsune,figli
ormai cresciuti del defunto Yoshitomo ansiosi di vendicarsi dell'odiato clan
Taira.






Il conflitto che ne seguì è chiamato “Guerra Genpei” (Genpei Kassen); nome
derivato dall'unione dei due ideogrammi che componevano il nome dei clan
Minamoto e Taira (源gen per i Minamoto e 平hei per i Taira: 源平”Genpei”)
e fu la prima guerra su larga scala che l'arcipelago giapponese avesse visto
dall'inizio della propria storia. Un conflitto che sarebbe entrato nella leggenda
e i cui personaggi,eventi ed eroismi (seppur parecchio agiografati e modificati
dalle opere dell'epica come L'Heike Monogatari “Storia del clan Heike”)
sarebbero divenuti modelli di ispirazione ideale per i samurai delle generazione
successive.

Quando il principe Mochihito lanciò la sua chiamata alle armi, Taira no Kiyomori tentò di
arrestarlo, ma il principe si rifugiò nel tempio di Mii-dera,cercando protezione presso i suoi monaci.
I monaci del tempio furono tuttaviaincapaci di difendere il principe di fronte alla potenza
del clan Taira.
Mochito fu costretto a lasciare la protezione del tempio e i Taira lo braccarono
fino al famoso Byoudoin (un famoso tempio poco fuori Kyoto appartenente alla
setta del buddismo Tendai). Qui Minamoto no Yorimasa (uno dei figli restanti
di Yoshitomo) giunse in suo soccorso assieme alle sue truppe e a un gruppo
di monaci guerrieri del Miidera. Yorimasa tentò di salvare il principe,distruggendo
il “ponte di Uji” (un ponte ligneo sul fiume antistante il "Padiglione della Fenice
del complesso del tempio del Byoudoin) per rallentare l'avanzata dei Taira e lottando
ferocemente assieme ai suoi uomini e ai monaci guerrieri.

Quando tuttavia i Taira riuscirono a guadare il fiume Uji e Yorimasa fu colpito
da una freccia nemica, il samurai dei Minamoto, dinanzi al suo fallimento nel
proteggere il principe e alla prospettiva della cattura da parte del nemico
si uccise squarciandosi il ventre: questo primo “Seppuku” della storia giapponese
diverrà un precedente illustre per questa celeberrima ed estrema pratica del codice
d'onore dei Samurai.



-Ricostruzione fotografica di un suicidio rituale in epoca Edo. Il "Seppuku" o "Hara Kiri" (il secondo
termine letto "alla giapponese" , mentre il primo secondo la "Onyomi", ovvero la lettura sinica) è una
delle pratiche sicuramente più estreme e celebri del Bushido. Nata inizialmente sui campi di battaglia
per evitare l'onta della cattura da parte del nemico (nonchè indicibili torture e umiliazioni che potevano
seguire) , il Seppuku divenne una pratica estremamente elaborata e codificata in periodo Edo ove
poteva essere anche ordinato ai samurai rei di pesanti reati al posto della più umiliante pena capitale.

Il rituale in periodo Edo prevedeva che il samurai compisse un bagno purificatore , fosse vestito di una
veste candida simbolo di purezza e consumasse il suo pasto preferito. Quindi sarebbe stato posto il
Tanto(pugnale) sul suo piatto ed egli avrebbe composto un poema di morte.
Nella seconda fase al samurai si sarebbe avvicinato il "Kaishakunin" (ovvero colui incaricato di eseguire
il "Kaishaku" ovvero il taglio della testa: un ruolo estremamente importante che a volte era eseguito
dall'amico più caro del morituro) e il samurai avrebbe aperto la sua veste tenendo l'arma per il centro
della lama grazie a un panno di tessuto. Quindi avrebbe proceduto a compiere un taglio da sinistra-destra
dell'addome (in alcuni casi alcuni samurai ebbero la forza di compiere un taglio sinistra-destra, muovendo
poi la lama nuovamente a destra e procurando un altro taglio dall'alto verso il basso) e in quel momento
il Kaishakunin avrebbe eseguito il "Kaishaku" decapitando il samurai alla maniera "dakikubi" ("testa
abbracciata) in modo che un lembo di carne rimanesse collegato alla testa ed essa cadesse sul petto
a simulare un "abbraccio".

Le ragioni per compiere un Seppuku nella storia furono molteplici: dal Seppuku sul campo di battaglia
per evitare la cattura da parte del nemico a quello per recuperare il proprio onore agli occhi del proprio
signore dopo un fallimento o una grave infrazione, a quelli ordinati dallo stesso Daimyo o persino
eseguiti come base per un trattato di pace (in questo modo il vincitore si assicurava che elementi
pericolosi delle forze nemiche fossero eliminati). Il Seppuku poteva essere eseguito anche alla dipartita
del proprio signore per seguirlo nella morte o persino come "protesta" di un Samurai nei confronti
del proprio signore per tentare di forzarlo a riconsiderare una sua decisione o un comportamento.

Ufficialmente bandito con la Restaurazione Meiji , esempi di Seppuku si sono visti permanere anche
in età moderna: i più clamorosi e recenti quelli dello scrittore Yukio Mishima (1970), del campione
olimpico di Judo Isao Inokuma (2000) e persino di un occidentale, il capo della band canadese
"Les Colocs" Dédé Fortin-


-Il Padiglione della Fenice del complesso di Byoudouin. Sul fiume dinanzi a questo mirabile edificio si svolse
il primo,drammatico, atto della guerra Genpei-

Nonostante la morte di Yorimasa e del principe (giustiziato dai Taira), nelle
province un nuovo leader prese le redini del clan Minamoto,deciso a continuare
il conflitto contro i Taira. Minamoto no Yoritomo, alla notizia della morte del
fratello al ponte di Uji, ascese a capo del clan Minamoto e iniziò a viaggiare
per il paese intenzionato a raccogliere i propri alleati in vista di nuovi scontri
contro i Taira. Il suo primo scontro con l'odiato nemico avvenne mentre
Yoritomo,lasciata la provincia di Izu, stava attraversando il passo di Hakone.
Qui,Oba Kagechika, inviato da Kiyomori a fermare l'avanzata dei Minamoto,
sconfisse le forze di Yoritomo nella battaglia di Ishibashiyama.
Nonostante questa prima sconfitta, Yoritomo riuscì a raggiungere le province
di Kai e Kozuke, dove il clan Takeda ed altri alleati dei Minamoto respinsero le
forze dei Taira.
Nel frattempo Kiyomori,deciso a vendicarsi dei monaci che avevano combattu-
to al fianco di Yorimasa e di Mochihito, assediò la città di Nara (anticamente
capitale prima che essa fosse spostata a Kyoto e famosa per i suoi numerosi
templi Buddhisti) radendone gran parte al suolo.

La morte,tuttavia, colse Kiyomori nel 1181 sotto forma di una malattia, proprio
nello stesso periodo in cui una terribile carestia colpiva il Giappone,già prostra-
to dal protrarsi degli scontri tra le due grandi fazioni.

In questo periodo i Taira, invece di colpire Yoritomo e il fratello Yoshitsune,
lanciarono un attacco contro un cugino di Yoritomo, Yoshinasa, che era riuscito
a radunare un esercito nelle regioni del nord. L'attacco fu un insuccesso e
inaspettatamente, la guerra Genpei si interruppe per due anni, probabilmente
per dare ad entrambe le fazioni tempo di riprendere le forze e di risolvere la
grave carestia che aveva colpito le coltivazioni dell'arcipelago.

Nel 1183 la guerra riprese, ma con una piega inaspettata. La ripresa del conflitto
fu infatti inaugurata da un attacco da parte di Yoritomo ai possedimenti del
cugino Yoshinasa, che aveva occupato alcuni territori inizialmente appartenenti
a Yoritomo, ma che il cugino affermava essere suoi per diritto di eredità paterna
Dopo questo primo scontro, Yoritomo e Yoshinasa siglarono un cessate il fuoco
comprendendo che non era il momento giusto per perdersi in lotte interne
mentre i Taira premevano alle porte dei loro possedimenti. Nonostante questo
accordo, e l'assenso di Yoshinasa a vedere Yoritomo ascendere al rango
di capoclan, tra i due cugini continuerà a scorrere cattivo sangue, ed anche
la lotta contro i Taira sarà per lo più condotta in modo indipendente dai due,
entrambi intenzionati a guadagnare qualcosa per sé e la propria branca del clan.
(ps: Nonostante col termine “clan” (Uji) spesso si tenda ad identificare un'unica famiglia,
esso poteva in realtà comprendere più branchediverse dello stesso clan imparentate fra
loro, e non raramente anche in competizione per i propri interessi).


-Minamoto no Yoshitsune osserva la fioritura dei ciliegi assieme al fedele monaco guerriero Benkei in una stampa Ukiyo-e del diciannovesimo secolo. Nonostante il suo grande contributo alla vittoria dei Minamoto
nella guerra contro i Taira, Yoshitsune sarà colpito da un fato crudele dopo la conclusione del conflitto.
Il suo mito,alimentato da numerose leggende, ne farà l'eroe più amato e conosciuto di sempre-

Rassicurato Yoritomo sulla fedeltà del cugino (che come pegno ottenne l'invio
del figlio di Yoshinasa, Yoshitaka, come ostaggio presso di lui) la guerra contro
i Taira continuò, e fu proprio il cugino di Yoritomo ad infliggere il primo,duro
colpo contro le ambizioni del clan degli Heike, sconfiggendo i Taira nella
battaglia di Kurikara. Grazie al genio tattico di Yoshinasa, la guerra Genpei
fu a un punto di svolta: i Minamoto compresero che,nonostante le precedenti
sconfitte, potevano vincere e che la caduta dei Taira era a portata di lama.

Dopo la sconfitta di Kurikara, i Taira si trovarono dopo poco tempo sotto
assedio nella stessa capitale, con le armate di Yoshinasa e Minamoto no Yukiie
che marciavano verso Kyoto dal nord e dall'est, incontrando scarsa resistenza.
Fu allora che Taira no Munemori (il nuovo capo dei Taira dopo la morte di Kyomori),
abbandonò la città assieme al giovane Imperatore Antoku (il giovane
nipote di Kiyomori, le cui pretese al trono avevano innescato tutto il conflitto),
e si rifugiò nelle fortezze del clan nell'Honshuu e nello Shikoku.

Yoshinaka, osservando il palazzo imperiale di Kyoto dato alle fiamme dai
Taira, ricevette dall'Imperatore Go Shirakawa un mandato per inseguire e
distruggere i Taira (n.a per ironia della sorte, i Taira erano ora nella stessa
situazione dei Minamoto durante la Ribellione di Heiji). Yoshinaka,tuttavia, pur
continuando la guerra contro i Taira, non aveva abbandonato l'idea di riottenere
i territori a lui promessi dal padre e ora nelle mani degli odiati cugini Yoritomo
e Yoshitsune. Mandando un'armata all'inseguimento dei Taira, l'ambizione di
Yoshinasa venne solleticata dall'idea di conquistare la capitale e di catturare
l'Imperatore Shirakawa assieme al cugino Yukiie per istutuire una corte sotto
il suo controllo. Sfortuna volle che Yukiie non fu d'accordo con tale piano e finì
per spifferarlo all'Imperatore, che quindi comunicò le intenzioni del cugino a
Yoritomo.
Messo alle strette dalla “soffiata” di Yukiie, Yoshinaka occupò Kyoto e prese
in ostaggio l'Imperatore. Minamoto no Yoshitsune giunse a Kyoto alla testa di
un'armata e sconfisse il cugino sul ponte di Uji (proprio il luogo dove l'intera
guerra era iniziata), per poi inseguirlo fino alla provincia di Omi per mettere
finalmente fine alle ambizioni di Yoshinasa.

Con Yoshinasa ridotto al silenzio, un clan Minamoto finalmente
unito si mosse per eliminare l'ultima minaccia al loro predominio: il clan Taira.
Sotto la guida di Yoritomo e di Yoshitsune, il clan Minamoto inflisse pesanti
perdite ai Taira con le vittorie alle battaglie di Ichi no Tani e con la caduta della
fortezza di Yashima,ove i Taira avevano istituito una sorte di “seconda corte”
per legittimare il potere del giovane Imperatore Antoku.

Il “Last Stand” dei Taira avvenne sullo stretto di Shimonoseki (n.a il punto in
cui l'isola dello Honshuu,ovvero la più grande, quasi tocca quella del Kyushuu,
quella più a sud) con una battaglia navale il cui nome sarebbe risuonato nei
secoli: Dan no Ura “La baia di Ura”. Nonostante un vantaggio iniziale,
un fortuito cambio di correnti marine nello stretto condette un inaspettato
vantaggio alla flotta dei Minamoto, le cui navi, tra nugoli di frecce e scontri
corpo a corpo riuscirono a mettere con le spalle al muro (o meglio al mare)
le forze dei Taira. Comprendendo che la battaglia era ormai perduta, le restanti
forze dei Taira ,assieme al giovane Imperatore Antoku e a sua madre si gettarono
fra i flutti, affondando fra le acque dello stretto.


-La ricostruzione della battaglia di Dan no Ura nel film del regista Masaki Kobayashi "Kwaidan".
(storie di fantasmi). Nei secoli successivi alla battaglia, la tragica fine del clan Heike alimentò
numerose leggende che volevano le acque della baia infestate dagli spiriti dei samurai Taira
annegati nelle acque dello stretto, e che gli stessi spiriti si fossero reincarnati anche negli
"Heikegani" (granchio degli Heike), il cui disegno sul guscio ricorda la forma di un volto
umano.

-Un "Heikegani" dall'inquietante guscio-


A Dan no Ura, naufragarono (e annegarono) le ultime speranze di predominio
del clan Taira, che dopo questa battaglia si estinse, lasciando i Minamoto
finalmente dominatori incontrastati dell'arcipelago.

La guerra Genpei, oltre alla scia di distruzione e morte che ogni conflitto
lascia dietro di sé, cambiò profondamente il corso della storia giapponese.

Gli eventi delle precedenti ribellioni, e del conflitto fra Taira e Minamoto,
avevano chiaramente mostrato come gli andamenti del potere nella corte e nel
paese dipendevano ormai dalla mera forza delle armi dei grandi clans samurai
che non avevano esitato a modificare la politica della corte e la successione
imperiale come più gli aggradava.

I Samurai, “coloro che servono”, erano ormai divenuti i veri padroni del potere
in Giappone.

E fu forse con questa consapevolezza celata nel suo cuore che l'ormai anziano
Imperatore Go Shirakawa concedette a Yoritomo il titolo di “Sei-i-Taishogun”,
inaugurando un nuovo sistema politico che avrebbe forgiato la politica,
la cultura, e la stessa impronta del popolo Giapponese per i sei secoli successivi

La dinastia Imperiale continuerà ad esistere, esercitando tuttavia un potere
sempre più simbolico e religioso (come massima autorità dello Shinto)
e nominando formalmente i vari Shogun che si susseguiranno dalla fine della
guerra Genpei al diciannovesimo secolo. Solo nel 1867,infatti, con la caduta
dell'ultima dinastia di Shogun,i Tokugawa, l'Imperatore tornerà a riprendere
in mano il potere effettivo guidando il Giappone nel mondo moderno.

Per il momento, Minamoto no Yoritomo poté finalmente godere i frutti del
proprio lavoro e assaporare il suo nuovo potere come Shogun, sicuro che la sua
dinastia avrebbe ereditato il titolo che aveva conquistato con la caduta dei Taira.

“Parenti serpenti”, afferma tuttavia un detto occidentale, e ciò che accadde nel periodo successivo sarà una inconfutabile prova della veridicità di tale proverbio.


-Minamoto no Yoritomo ritratto come Shogun. Nonostante in occidente la tipologia di questo governo da lui inaugurato sia spesso riferita come "Shogunato", in Giappone è nota come "Bakufu", ovvero "governo della tenda", nome ispirato alla tenda militare presso la quale il generale risiedeva e impartiva gli ordini durante
la battaglia.-



Edited by ShinXari - 27/9/2011, 08:58
 
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x Musashi x
view post Posted on 5/2/2011, 13:28     +1   -1




Senza Parole Davvero ... Grazie a te Stiamo ( stò) conoscendo Cose Nuove ...
Altro che Pane Rome,Medieval,Empire,Napoleon...un pò di Sana, Storia Nipponica fa bene(^o^)/ Thanks a Lot !!!
 
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SirMatthew
view post Posted on 5/2/2011, 13:50     +1   -1




TENNOUHEIKA BANZAI!
 
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JinkenBlues
view post Posted on 5/2/2011, 15:04     +1   -1




CITAZIONE
Senza Parole Davvero ... Grazie a te Stiamo ( stò) conoscendo Cose Nuove ...
Altro che Pane Rome,Medieval,Empire,Napoleon...un pò di Sana, Storia Nipponica fa bene(^o^)/ Thanks a Lot !!!

sugli ultimi 2 posso darti ragione ma...non bestemmiamo dai.XD
 
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ShinXari
view post Posted on 6/2/2011, 08:18     +1   -1





jinken ha ragione.

Per quanto interessante sia la storia giapponese non vanno sminuite le altre.....anche perchè le storie di ogni singolo paese creano la grande storia comune dell'umanità.....che ci riguarda tutti.

Certo è che,proprio per questa ragione, vorrei che gli interessi storici della gente (per quanto decisamente limitati essendo la storia una materia poco amata) fossero un pò meno "eurocentrici".
 
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Requies
view post Posted on 6/2/2011, 11:41     +1   -1




CITAZIONE (ShinXari @ 6/2/2011, 08:18) 
Certo è che,proprio per questa ragione, vorrei che gli interessi storici della gente (per quanto decisamente limitati essendo la storia una materia poco amata) fossero un pò meno "eurocentrici".

Ah ah è vero, siamo un pò troppo fissati con la storia europea (che comunque è la più importante del mondo a mio parere).
Io personalmente apprezzo molto i '700 a livello mondiale, però mi hanno sempre attirato le storie riguardanti nazioni così distanti da noi culturalmente e fisicamente...e scoprire che non sono proprio così diverse da noi alla fine..
 
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ShinXari
view post Posted on 6/2/2011, 14:07     +1   -1





diciamo che è semplicemente la storia del continente che si è maggiormente imposto a livello culturale, economico (e sopratutto) militare.

Ciò che critico non è il fatto di ritenere l'europa o qualsiasi altra zona come "la più importante" (anche se è un'affermazione arbitraria....e l'importanza dipende da molti punti di vista...)

è semmai l'opinione di quello che dice "ah...poichè la storia europea è la più importante quella dell'asia non la dobbiamo neanche considerare perchè è meno importante".
 
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ShinXari
view post Posted on 16/2/2011, 10:13     +1   -1




-IL BAKUFU DI KAMAKURA E LA REGGENZA HOJO-

Grazie alla sconfitta dei Taira nella guerra Genpei e alla propria indiscussa
potenza militare, Minamoto no Yoritomo aveva potuto inaugurare una nuova
era politica,culturale e sociale per il Giappone. La corte imperiale,compreso
come la classe samuraica avesse ormai il predominio assoluto sul potere
effettivo,concedette a Yoritomo e alla sua discendenza il titolo di Shogun: un
titolo che,formalmente, sarebbe sempre stato legato alla famiglia Minamoto e
ai suoi discendenti. (n.a. Difatti anche nelle epoche successive, ogni signore
che avesse voluto fregiarsi del titolo di Shogun avrebbe dovuto dimostrare di
essere di discendenza Minamoto: questo solo in teoria, poiché bastò a molti
avere il potere per “modificare” poi a proprio piacimento il proprio albero
genealogico o fregiarsi di avere avuto antenati illustri).

Mentre la corte imperiale continuò a risiedere nella vecchia Kyoto segnata da
anni di distruzioni e conflitti, Yoritomo decise di installare la base del proprio
governo nella città di Kamakura (situata nella pianura del Kanto a circa 50km
sud est dell'attuale Tokyo), casa ancestrale del clan Minamoto.

Yoritomo istituì un governo composto da tre organi: il “Mandokoro” che si
occupava della sfera amministrativa e finanziaria, il “Monchuujou” composto
da servitori e vassalli e il “Samurai Dokoro” che si occupava della giustizia.
Dopo avere confiscato diversi possedimenti terrieri (molti dei quali appartenuti
ai Taira o ai loro alleati), Yoritomo li assegnò a governatori (Shugo,con potere
sulle province) e conestabili (Jito, con potere su singole proprietà terriere).


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-L'origine dei “Daimyo” ( lett. “grande nome” poiché i loro nomi apparivano
più in grande sulle carte dei possedimenti) ovvero i bellicosi signori feudali
del sedicesimo secolo è da ricercare proprio tra gli Shugo; il cui potere si
accrescerà sempre più nei secoli successivi e,nonostante i tentativi di
controllo del Bakufu, trasformerà il sistema politico giapponese da quello
burocratico-accentrato creato dalla corte imperiale, a uno prettamente feudale
in mano a potenti signori della guerra.


Solo la famiglia dei Fujiwara del nord si oppose ancora al predominio del clan
Minamoto, ma fu infine sottomessa nel 1189.

Nonostante gli sforzi per assicurare a sé e ai propri discendenti il potere così
duramente conquistato nella guerra Genpei, il predominio dei Minamoto era
destinato ad essere di breve durata. Alla morte di Yoritomo nel 1189, suo figlio
Minamoto no Yoriie fu designato come erede allo shogunato. Tuttavia, poiché
Yoriie con i suoi soli diciotto anni fu considerato troppo giovane per ereditare
la carica, entrò in scena suo nonno, Hojo Tokimasa, capo del Clan Hojo.

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-Il "mon" (stemma) del Clan Hojo. Inutile dire che ai fans di Zelda ricorderà qualcos'altro....

La famiglia Hojo era una branca minore del clan Taira che aveva tradito
la causa degli Heike e aveva intessuto intime relazioni con il clan Minamoto
attraverso il matrimonio della figlia di Tokimasa, Masako, con Yoritomo.

Fu proprio in virtù della stretta parentela con il giovane Yoriie, che Tokimasa
assunse il titolo di “Shikken” (reggente), in attesa che il giovane Minamoto
giungesse all'età matura per poter governare.

In realtà al vecchio Tokimasa importava ben poco del futuro del nipote, e
intravedeva invece una opportunità unica per la famiglia Hojo di gestire il potere assoluto “in vece” del Bakufu.

Si aprì un periodo tumultuoso...fatto di lotte, assassinii e congiure, nel quale
sia Yoriie che i suoi tre figli furono assassinati (portando così alla fine “formale” della famiglia Minamoto: discendenti dei Minamoto continuerannoad esistere ma nessun altro di loro porterà più questo nome) le speranze
e i piani di Tokimasa furono coronati dal successo: sotto Hojo Yasutoki, il figlio
di Tokimasa, gli Hojo iniziarono ad esercitare un potere assoluto sulla politica
del Giappone, mentre i successivi Shogun di Kamakura si ritrovarono ad essere
meri burattini nelle mani dei discendenti di Tokimasa.

Non fu tuttavia solo la politica ad essere soggetta a profondi mutamenti in questo periodo: il periodo Kamakura divenne famoso anche per lo sviluppo e la diffusione senza precedenti del Buddhismo tra le sfere popolari, grazie alla
nascita di nuove scuole e branche che promettevano la salvezza a fasce molto
più ampie della popolazione.

Le scuole esistenti fino ad allora (le sette Shingon e Tendai), erano rimaste
perlopiù legate ai ristretti ambienti della corte e dell'aristocrazia, e il Buddhismo
aveva avuto una scarsa diffusione tra i ceti popolari.

Tutto ciò cambiò grazie alla nascita di nuove branche e sette legate alla “Jodo
Shuu”(scuola della Terra Pura), il celeberrimo Buddhismo Zen, la setta omonima fondata dal monaco Nichiren ecc. (n.a. Chiedo venia per la grossolana divisione, ma compiere una storia dello sviluppo del Buddhismo e delle sue
numerose branche in Giappone meriterebbe un lungo discorso in altra sede).



Fulcro di molte di queste nuove scuole era la diffusione dell'idea della salvezza
presso più ampie fette della popolazione: in particolare la “Scuola della Nuova
Terra Pura” fondata dal monaco Shinran, che prometteva la rinascita nel
“Paradiso dell'Ovest” del Buddha Amida solo decantandone il nome con piena
fede con la famosa formula del “Nenbutsu” (“Namu Amida Butsu” Lode al
Buddha Amida), trovò molto favore in un'epoca di incertezze e tensioni come
quella del periodo Kamakura. (Periodo che alcune di queste sette identificavano
come il “Mappou” o “fine della legge”: il periodo in cui la salvezza Buddhista
era impossibile senza un aiuto superiore e che avrebbe preceduto la fine dei
tempi. Ps: Inutile dire che la storiella della fine del mondo è,per l'appunto,
vecchia come il mondo stesso).

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-La famosa statua bronzea del Buddha Amida del tempio di Kotokuin a Kamakura. Amida,detto anche Amida Nyorai,
è una traslitterazione del termine sanscrito "Amithaba"-

Le sette Shingon e Tendai continueranno ad esistere, ma a differenza delle altre
otterranno sempre maggiore favore tra gli strati più agiati della popolazione.

Nel '200,il potere degli “Shikken” Hojo continuò ad essere assoluto, e parve
che nessuna forza potesse metterne in discussione l'autorità,dopo che eventuali
rivolte o dissensi erano stati prontamente soffocati con la spada o la congiura.

Nel 1274,tuttavia, gli Hojo, e l'intero Giappone, dovettero affrontare la prima
e più terribile minaccia esterna all'arcipelago giapponese.
Una minaccia che portava un nome che aveva suscitato un cieco terrore anche
in Imperi ben più antichi ed estesi dei bellicosi regni nipponici: Mongoli!.

 
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Requies
view post Posted on 16/2/2011, 13:42     +1   -1




Meno male che i Minamoto erano saliti al potere...sono durati pochetto i veri familiari in realtà eh eh
Invece il prossimo capito si preannuncia molto, molto interessante image
 
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ShinXari
view post Posted on 2/3/2011, 12:27     +1   -1




-MONGOL INVASION!!!-

“Zipangu è una isola in levante, ch'è ne l'alto mare per 1.500 miglia”

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-Una mappa del 1942: Cipango è raffigurata come descritta nel "Milione"-

Così descrisse il Giappone un viaggiatore veneziano nel suo resoconto di viaggio che dettò all'amico Rustichello nelle carceri di Genova dopo una lunga detenzione in seguito alla sconfitta della flotta veneziana da parte di quella genovese.
Il libro fu intitolato “Il Milione” e il nome del suo autore, il primo uomo d'occidente a descrivere le lontane terre dell'estremo oriente, era destinato adentrare nella storia e nella leggenda: Marco Polo.

In realtà,il giovane Polo durante la sua lunga permanenza assieme al padre
e allo zio presso la corte del potente Qublai Khan, non ebbe mai modo di visi-
tare di persona l'arcipelago Giapponese, e la descrizione (alquanto fiabesca)
che ne fece come di un paese “Abitato da gente di pelle chiara, di bell'aspetto,
e ricco d'oro in abbondanza” fu basata sopratutto su racconti,dicerie, leggende
la cui veridicità è alquanto discutibile. Più affidabile è invece il resoconto che
Marco fece dei piani della dinastia Yuan (la dinastia cinese sotto controllo
mongolo) per una seconda, massiccia invasione dell'arcipelago nipponico dopo
il disastroso esito della prima che aveva scosso profondamente l'orgoglio e la
pazienza di Qublai Khan, nipote di quel Gengis che aveva portato le orde mongole
alla vittoria sull'immenso impero del Catai (Cina).

La scarsa fondatezza delle dicerie che il giovane Polo ascoltò in quegli anni
aveva in realtà una ragione oggettiva e profonda: per gli stessi cinesi,mongoli
e le altre etnie del continente asiatico quel piccolo arcipelago di isole rimanevano
in gran parte un mistero.

Dall'inizio del periodo Heian,difatti, con l'indebolirsi della dinastia Tang
i rapporti ufficiali tra la corte Giapponese e il continente si erano fatti sempre
più radi, dopo il vero e proprio “tsunami” di influenza sinica sui costumi,
la politica e la tecnologia Giapponese dei periodi precedenti.
Il Giappone era rimasto in uno stato di quasi totale isolamento, e gli unici
Giapponesi che sfidavano il burrascoso tratto di mare che li separava dal continente
erano in gran parte mercanti, monaci, e i temuti pirati Giapponesi
conosciuti col nome di “Wako” che furono la spina nel fianco delle tratte
commerciali cinesi, coreane e del regno delle Ryuukyuu (n.a attuale Okinawa).

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-Una nave di pirati Wako: spina nel fianco dei commerci nelle acque dell'estremo oriente-


Mentre il Giappone era scosso dalle numerose lotte di potere di cui abbiamo
parlato in precedenza, il grande impero cinese aveva subito durissimi colpi
sotto l'assalto delle forze mongole guidate da Subotai,altresì noto come Gengis
Khan. Suo nipote, Qublai, affascinato dalla millenaria cultura cinese aveva
completato e rafforzato il potere mongolo nel territorio della Cina, fondando
una dinastia imperiale sotto controllo mongolo chiamata “Dinastia Yuan”.

Seppur recluso nello sfarzoso palazzo della capitale Khambaliq (attuale Pechino),
l'anima guerriera di Qublai e della sua gente non era stata affatto
domata, così come la loro sete di conquista. In effetti, i mongoli erano conquistatori nati...
ma pessimi amministratori: tendevano difatti a delegare le
questioni amministrative, economiche e burocratiche ad altre etnie,sopratutto
quella cinese. A differenza delle dinastie cinesi,tuttavia, la politica di Qublai
era apertamente cosmopolita: tollerava ogni tipo di religione o cultura, purchè
esse non divenissero una minaccia al suo potere. Fu proprio grazie a questo
atteggiamento così aperto al diverso che i Polo divennero membri bene accetti
della corte del Khan: non solo erano difatti abili (da bravi mercanti veneziani)
nelle questioni economiche e d'amministrazione, ma erano anche il tramite
del Khan col mondo d'occidente, ed in particolare col papato, il quale vedeva
con speranza la possibilità di una alleanza con i mongoli in chiave anti-turca e
egiziana. Oltre a ciò, appartenevano anche a un'etnia diversa da quella cinese
Han, verso i quali il Khan,pur amandone il retaggio culturale, iniziava a nutrire
sospetti sempre più forti.

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-Una rappresentazione europea dell'incontro fra i Polo e il Grande Khan. Sotto, Qublai ritratto in stile cinese-

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-I mongoli erano conosciuti e temuti da oriente ad occidente: nel 1241 l'orda mongola aveva fatto tremare
l'Europa sconfiggendo a Legnica una coalizione di cavalieri Teutoni, Templari, Ospitalieri e dei regni polacchi-

-LA PRIMA INVASIONE-

Molto prima che il giovane Marco giungesse nel lontano Catai, nel 1260 Qublai
era appena stato incoronato “Grande Khan dei Mongoli” (nonostante la sua
nomina non incontrasse grande favore presso i mongoli dell'ovest) e stabilì la
propria capitale a Dadu (chiamata in seguito Kambaliq) nel 1264. Un anno
prima della salita al trono di Qublai, le forze mongole avevano piegato il regno
della dinastia Goryeo, facendo della Corea un vassallo dell'impero mongolico.
Sul continente la potenza dell'esercito mongolo era senza pari: grazie a una
ferrea disciplina, a una vita passata a cavallo e a una brutale ferocia “L'orda
d'oro” aveva ridotto al silenzio città su città e nazione su nazione. Solo la
sottomissione al volere del Khan poteva salvare il nemico da una terribile fine.

Consapevole di ciò, due anni dopo il suo insediamento Qublai iniziò a rivolgere
la propria attenzione allo sperduto arcipelago di “Zhebenguo” (Giappone) che
era rimasto non toccato da invasioni straniere sin dagli albori della propria storia.
Il Khan era tuttavia deciso a fare anche del Giappone uno stato vassallo
dell'impero mongolo, così nel 1266, Kublai inviò degli emissari in Giappone
recanti questo messaggio:

“Benedetto dal mandato del cielo,il Grande Imperatore Mongolo manda questa lettera al re del Giappone.
I sovrani di piccoli paesi, avendo da sempre condiviso i loro confini, si sono da sempre preoccupati di comunicare fra loro ed instaurare rapporti di amicizia. Sin da quando i miei antenati hanno governato sotto comando del cielo,molte nazioni lontane hanno contestato il nostro potere e offeso la nostra virtù. Goryeo (n.a la dinastia di Corea) mi ha
reso grazie per avergli concesso una tregua e per avergli restituito le loro terre
e le loro genti quando sono asceso al trono. La nostra relazione è feudale
come quella tra un padre e un figlio. (n.a questo concetto di rapporto padre-figlio deriva dalla concezione confuciana...ed era alla base anche dei rapporti
politici nell'asia dell'epoca dove il “padre” cinese, si “prendeva cura” dei
“figli” suoi vassalli i quali erano tenuti a mandargli tributi e a riconoscerne
l'autorità) penso voi già siate a conoscenza di questo fatto. Goryeo è il mio
tributario ad est. Il Giappone era alleato con Goryeo (n.a probabilmente si
riferisce all'aiuto militare che i regni giapponesi del periodo Kofun dettero
al regno coreano di Paekche nel quinto-sesto secolo) e a volte anche con la
Cina sin dalla fondazione della vostra nazione; tuttavia, il Giappone non ha
mai inviato ambasciatori sin dalla mia ascesa al trono. Perciò ho inviato
una missione recante una lettera che esprime i miei desideri. Entrare in rapporti
amichevoli l'uno con l'altro sin da ora. Riteniamo che tutti i paesi
appartengano a un'unica grande famiglia. Come possiamo essere nel giusto se
non comprendiamo ciò?. Nessuno desidererebbe ricorrere alle armi”.

Leggendo tale messaggio appare chiaramente come il Khan avesse una visione
del sistema politico Giapponese poco chiara: non solo non era mai esistito
nessun “Re del Giappone”, ma l'unica figura che in quel periodo avrebbe potuto
corrispondergli, l'Imperatore, era stato esautorato da parecchio dall'esercizio
attivo del potere da parte degli Shogun. E in quel momento, lo stesso Shogun
era solamente una figura di facciata nelle mani dello Shikken Hojo Tokimune
che, con la sua ristretta cerchia di consiglieri (molti dei quali suoi parenti)
esercitava il potere effettivo in Giappone.

Il primo tentativo di indurre “Zhebenguo” a divenire un vassallo dell'impero
mongolo e ad inviare tributi sotto minaccia di attacco militare non ebbe riscontro.
I messaggeri tornarono difatti a mani vuote.

Il Khan inviò quindi un secondo gruppo di messaggeri nel 1267 senza tuttavia
ottenere successo.

I messaggi, inizialmente consegnati nelle mani del “Chinzei Bugyou”, ovvero
il “Commissariato di difesa per l'Ovest” stanziato nel Kyushuu, furono ritrasmessi da
questo organo allo Shikken Tokimune e all'Imperatore a Kyoto.

Tokimune decise in entrambi i casi di ignorare i messaggi, e lo stesso fece con
ben altri quattro successivi gruppi di ambasciatori del Khan dal 1269 al 1272,
nonostante l'Imperatore avesse consigliato una resa, spaventato dall'idea di una
invasione straniera del Giappone.

Tokimune non aveva alcuna intenzione di far sottomettere il “Paese dei Kami”
alla volontà del Khan straniero, e dette ordine ai Signori del Kyushuu e al
Chinzei Bugyou di approntare le difese delle coste della regione, in attesa
dell'imminente attacco Mongolo.

Qubilai, dopo che le sue prime due ambascerie erano state così sfrontatamente
ignorate, era deciso a scendere in guerra contro quel piccolo arcipelago che
osava sfidare così apertamente il suo volere. Ma i mongoli, pur quasi invincibili
guerrieri sulla terraferma, erano decisamente poco avvezzi all'ingegneria navale
e quindi organizzare uno sbarco sulle coste nipponiche apparve come un'impresa troppo ardua.
Le cose cambiarono quando, grazie al matrimonio
della figlia del Khan con il figlio del re Coreano Chungnyeol garantì all'impero mongolo
la capacità di allestire una grande flotta navale grazie all'abilità degli
armatori Coreani.
Pare che fu lo stesso sovrano Coreano ad insistere con il Khan per lanciare
un assalto contro il Giappone; forse per ingraziarsi i favori dell'imperatore
mongolo, o forse per l'animosità dei coreani nei confronti delle scorrerie dei
pirati nipponici sulle proprie rotte commerciali.


Mentre Hojo Tokimune continuava a rifiutare di rispondere ai suoi messaggeri,
il Khan approntò una impressionante forza da sbarco: alcune fonti indicano
che la flotta di Qubilai era composta da quasi 1.200 navi di varie dimensioni
su cui si imbarcarono quasi 15.000 soldati mongoli e cinesi assistiti da 8.000
guerrieri coreani. (n.a Tali cifre tuttavia, come spesso accadeva nell'antichità,
possono essere state esagerate).

Nel 1274 la flotta mongola salpò in direzione del Giappone. Le isole di Tsushima e
Iki furono le prime a sperimentare la furia delle truppe del Khan le
quali, pare, ne massacrarono la popolazione tagliando le mani delle donne e
appendendole alle loro navi come macabro monito.
La forza mongolo-sinica-coreana toccò finalmente terra il 19 Novembre nella
baia di Hakata, vicino alla moderna città di Fukuoka, e a poca distanza da
Dazaifu, capitale amministrativa del Kyushuu.
La città che dava il nome alla baia cadde rapidamente in mano alle forze
mongole, che furono tuttavia presto ingaggiate dai Samurai inviati in difesa
dagli Hojo. Per i Giapponesi, abituati sin dagli albori della civiltà nipponica a
combattere guerre intestine, fu come scontrarsi con un altro mondo.
I Samurai, abituati a un tipo di guerra basato sul valore individuale, sui duelli
a colpi di frecce a dorso di cavallo e a combattere gridando il proprio nome e
le gesta dei propri antenati in cerca di un degno avversario, si trovarono in
grande difficoltà dinanzi alle forze straniere, che lottavano invece come una
forza compatta e disciplinata, incurante della ricerca di gloria personale e dei
codici rituali. Le forze mongole impiegavano precisi e massicci tiri d' arcieria
che decimavano le fila giapponesi, la fanteria bloccava i Samurai a cavallo
adottando formazioni simili alla falange, e come alcuni scavi recenti hanno
dimostrato, i mongoli utilizzavano addirittura rudimentali granate di polvere
nera e proto-razzi (una sorta di versione militare dei fuochi artificiali) il cui
utilizzo avevano appreso dai cinesi, dopo aver provato tali armi sulla propria
pelle durante l'invasione dell'impero sinico.

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-La battaglia della Baia di Hakata fu un vero e proprio "scontro di civiltà" tra due concezioni molto diverse della guerra: qui i Samurai Suenaga affrontano le forze mongole sotto una pioggia di frecce e granate rudimentali-


Tuttavia, anche i Mongoli si ritrovarono a combattere in un contesto a loro
poco familiare: con alle spalle la distesa del mare invece delle grandi e sconfinate
pianure su cui cavalcavano e combattevano con impareggiabile
maestria, e l'accanita resistenza dei Samurai inflisse loro grandi perdite.
Alla fine di una giornata di feroci combattimenti i Samurai si ritirarono, ma le
forze Mongole non li inseguirono, forse temendo imboscate in un territorio a
loro ignoto, l'arrivo di rinforzi nemici, e forse anche a causa delle numerose
perdite che i Giapponesi avevano loro inflitto. I mongoli e i loro alleati si ritirarono
a bordo delle navi, in attesa di riprendere l'attacco l'indomani.

Quella notte,tuttavia, accadde l'impensabile. Una terribile tempesta scoppiò
in mare, e la forza delle onde e dei venti fu tale che un terzo della grande flotta
mongola colò a picco, infliggendo un durissimo colpo alle forze del Khan.
La maggior parte delle restanti navi decise di tornare in Corea, mentre quelle
che rimasero sulla costa del Kyushuu furono abbordate e distrutte dalle forze
Giapponesi rientrate in zona.

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-Samurai osservano navi della flotta mongola dopo la terribile tempesta: alcuni studiosi moderni hanno
messo in dubbio che anche la prima flotta del Khan sia stata affondata da una tempesta come accadde
a quella del 1281, tuttavia le forze mongole sbarcarono in una zona nota ai giapponesi per le forti
correnti e le frequenti tempeste-

La prima invasione Mongola era stata sventata, e molti in Giappone videro
quella provvidenziale tempesta come un intervento dei Kami del paese in difesa contro l'invasore straniero.
Quella tempesta (e quella che affondò pure la seconda flotta mongola nel 1281) diverrà famosa col termine, oggi stra-abusato, di “神風 KamiKaze” ovvero “vento dei Kami”.

In realtà, il mar del Giappone era da sempre soggetto a forti tempeste e tifoni
che avevano da sempre reso la navigazione tra l'arcipelago e il continente
difficoltosa e piena di pericoli (come molti monaci Giapponesi avevano già
sperimentato durante i loro viaggi verso la Cina); tuttavia l'idea che tale evento
avesse natura soprannaturale dovette sembrare una spiegazione accettabile
non solo per i Giapponesi, ma anche per il generale coreano Kim Bang-Gyeong
che pagò al re di Corea e alla sua consorte mongola un pesante tributo di 200
giovani schiavi per il suo fallimento.

E terribile come la tempesta dovette essere anche la furia del Khan alla notizia
della disfatta del suo possente esercito. La sua ambizione di conquistare Zhebenguo
tuttavia, non ne fu affatto smorzata: e ben doveva saperlo anche
Hojo Tokimune, che si mise subito all'opera per approntare nuove difese contro
una probabile seconda invasione.

I Mongoli sarebbero tornati: più numerosi, più determinati, e più feroci che mai.
Ma anche i Samurai ora sapevano che tipo di nemico sarebbe sbarcato sulle
loro coste...e non si sarebbero fatti trovare impreparati.




-KAMIKAZE: Una piccola parentesi-

Ora che ho riportato l'origine di questo termine, oggi così largamente (persino
eccessivamente) utilizzato, mi è parso d'uopo aprire una piccola parentesi a
riguardo.

Come abbiamo visto, il termine “Kami Kaze” si originò in riferimento alle
tempeste che furono determinanti nel fallimento delle due invasioni Mongole
del Giappone.
Non si sa chi abbia coniato originariamente questo termine, ma alcuni ipotizzano che sia nato nel periodo in cui il Buddhismo Zen iniziava a diffondersi largamente presso la casta samuraica, e che forse alcuni monaci
abbiano addotto il generarsi di questa tempesta ai loro rituali, che avrebbero
così “salvato” il Giappone dalla minaccia straniera, e del resto all'epoca della
prima invasione lo stesso Hojo Tokimune era divenuto un adepto del maestro
Zen Bukko. (un rapporto che echeggia in parte quello del cristianesimo con Costantino il Grande.)
Nella mitologia popolare fu invece il dio del tuono Raijin a inviare la tempesta che affondò la flotta mongola.

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-Raijin: divinità del tuono e "guardiano" del Buddhismo-

Qualunque sia stata l'origine di questo termine, era chiaro che rispecchiava una
certezza che si sarebbe profondamente radicata nella coscienza Giapponese
fino al secondo conflitto mondiale: quello che il Giappone, come paese divino
protetto dai Kami, non sarebbe mai caduto dinanzi a una forza straniera.


Nell'immaginario mondiale, questo termine si è ormai decisamente allontanato
dalla sua origine nel Giappone del 1.200.

I “Kamikaze” per antonomasia sono divenuti i piloti suicidi della Guerra del
Pacifico, e persino le azioni dei terroristi islamici, così lontani dal contesto
Giapponese, sono finite con l'essere inglobate sotto questo termine.

In realtà persino l'associazione di questo termine con i piloti del secondo conflitto mondiale andrebbe precisata.

Pare,infatti, che il termine “KamiKaze” apparve (letto però secondo la lettura
“on”, ovvero alla cinese: “shinpu”) dinanzi al nome di una unità operativa della
Marina Imperiale Giapponese: unità che erano definite col termine di
“特別攻撃隊TokubetsuKougekiTai” (abbrev. In “Tokkoutai”) ovvero “Squadre
d'attacco speciale” e che inizialmente indicavano non piloti d'aereo, ma soldati
addestrati nel guidare minisommergibili simili ai “Maiali” utilizzati dalla Regia
Marina italiana, contro le navi alla fonda nel porto di Pearl Harbour.
A differenza dei maiali,tuttavia, questi piccoli siluri erano concepiti per ospitare
un pilota al loro interno, e fu proprio dinanzi al nome di una di queste unità
che troviamo i due ideogrammi “神風”: il nome di questa unità divenne quindi
“神風特別攻撃隊: ShunpuTokubetsuKougekiTai”.

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-Una silurante dell'unità "ShunpuTokubetsuKougekiTai"-

Tra la popolazione giapponese, tuttavia, le unità “Tokkoutai” iniziarono ad
essere definite informalmente col termine “KamiKaze”, forse in riferimento
proprio al mito dei grandi tifoni del 1.200.
La dittatura militare giapponese lasciò che questo termine si diffondesse presso
la popolazione: questo riferimento a un grande mito della storia nipponica
ben si intonava con la martellante opera di propaganda militarista istituita sin
dagli anni '20, che si ispirava (spesso estremizzando e modificando a proprio
piacimento) ai miti della storia nazionale per ispirare l'esercito e la popolazione
all'”estremo sacrificio” in difesa della patria e dell'Imperatore.

Questo termine,divenuto ormai sinonimo di “Squadra d'attacco speciale” presso
la popolazione, finì con l'essere applicato anche alle “Tokkoutai” di piloti
suicidi, spesso composti da giovani poco più che ventenni indottrinati fino al
midollo nella mitologia nazionalista del periodo.

Grazie alla sua diffusione presso il “popolino” giapponese, ben presto anche le
forze americane finirono con l'utilizzare il termine “KamiKaze” per definire
quegli aerei che inflissero (almeno nelle prime parti del conflitto, grazie all'effetto psicologico e di sorpresa) duri danni alla loro flotta.

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-Liceali salutano la partenza di un aereo "Tokkoutai". Il governo militarista pescò a piene mani dalla storia e dall'immaginario nazionale per spronare il morale del popolo durante lo sforzo bellico-

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, come ben sappiamo, questo termine passò poi nell'immaginario comune per identificare quei piloti e, per associazione, qualunque individuo che si faccia esplodere volontariamente
per colpire un nemico.

Edited by ShinXari - 28/5/2011, 09:15
 
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