| Quando declinò il potere civile in occidente, le veci dei magistrati le fecero i vescovi, questo fu la prassi fino alla fine del regno Goto. Roma non era solo la capitale storica e morale dell'impero, ma anche la sede della tomba dell'Apostolo Pietro, che era stato negli anni della sua permanenza dell'Urbe, il capo più prestigioso (ma non l'unico) della comunità cristiana locale. I capi della comunità cristiana romana dopo Pietro, i vescovi, si auto-proclamarono suoi eredi (anche perché i vescovi contemporanei e subito successivi a Pietro lo avevano conosciuto di persona ed erano suoi discepoli), ed al vescovo "primate" di Roma venne riconosciuto un doppio prestigio, quello di essere il vescovo della capitale dell'impero e di essere discendente in linea diretta dalla scuola evangelica che ha tratto le sue fondamenta dagli insegnamenti dell'Apostolo Pietro in persona. Ovviamente il discorso "vescovile" era molto relativo, visto che Pietro fu, prima di tutto, vescovo di Antiochia, Roma fu un discorso secondario ma, ancor peggio, se vogliamo essere veramente pignoli, in epoca cristiana l'unico ad avere il titolo ufficiale di vescovo, cioè di capo di una comunità residente, e non di missionario, come gli Apostoli ed i loro seguaci che avevano il compito di annunciare la Novella a tutti i popoli, era Giacomo, capo della comunità di Gerusalemme. Quindi, con queste prerogative, il vescovo di Roma si trovò molto avvantaggiato quando gli imperatori decisero di trasferire le loro residenze altrove, poiché come tutti gli altri vescovi d'occidente si trovò ad essere a capo anche temporale della propria comunità,con in più un prestigio della propria sede, l'Urbe, superiore a quella degli altri vescovi.
Quando San Costantino I "il grande", proclamò Costantinopoli capitale imperiale e vi trasferì tutte le prerogative, si formò qui una figura che aveva in comune una cosa con il vescovo di Roma, ovvero il fatto di essere vescovo della capitale. Quando si aprì la stagione dei Concili Ecumenici, la Chiesa stabilì la parità tra le 5 grandi sedi apostoliche di Alessandria (San Marco evang.), Antiochia (San Pietro ap.), Gerusalemme (San Giacomo "il minore" ap.), Roma (San Pietro ap.), e quella della nuova imperiale, Costantinopoli (San Andrea ap.). Queste 5 avevano il primato sulle altre perché fondate da Apostoli (a parte Alessandria, Marco era discepolo di Pietro e Paolo) ma a Roma e Costantinopoli era attribuito un prestigio speciale in quanto antica e nuova capitale imperiale.
Praticamente 4 su 5 delle sedi apostoliche si trovavano insomma in oriente, quindi tra le forti braccia dell'Impero d'Oriente, e solo Roma si trovò ad essere così "libera" da prendere per se anche il potere temporale, poiché per l'Impero dopo il VI sec. era sempre più difficile per l'impero mantenere una presenza concreta e costante nella penisola.
Così i papi decisero gradualmente di liberarsi dalla potestà del Basileus, inventarono la donazione di Costantino, storpiarono le prerogative della Sede Apostolica chiamando se stessi addirittura "Vicari di Cristo" e, insomma, diventarono ciò che sono oggi gli Ayatollah in Iran, capi supremi dello Stato e della Fede, facendo dell'uno mente e braccio dell'altro.
Edited by Konstantinos XI Palaiologos - 10/6/2011, 09:31
|