Capitolo 4 Estate 239 a.C. La Tempesta
Odio questo posto. Lo odio, odio il sole che ci picchia sulla testa, odio il caldo umido che ci fa sembrare bagnati fradici, odio gli insetti che ci tormentano alla sera e, soprattutto odio quegli stramaledettissimi elefanti.
Faccio parte dei falangiti dorati, le truppe più altamente specializzate di tutta Baktria, era ovvio che mi avrebbero spedito qui, qui ci sono i nostri nemici più potenti. Siamo addirittura affiancati da una delle nuove unità di cavalleria che i nostri generali hanno copiato dai vicini Parti, i catafratti. Il nostro esercito sta subendo ondate e movimenti di riforma che lo cambieranno per sempre.
In questa missione siamo guidati dal figlio del basileo, un tipo incerto che non contribuisce certo ad alzare il morale tra la truppa con i suoi continui tentennamenti e invocazioni agli dei.
Gli dei aiutano chi si aiuta da solo, dico io. E dovremo aiutarci parecchio se vogliamo tornare a casa da qui. Abbiamo davanti l'esercito del più settentrionale dei regni indogreci asserragliato nella sua città da orma due anni, siamo ridotti a mangiare la corteccia degli alberi bollita ma almeno sappiamo che loro non stanno meglio.
Arcieri dagli enormi archi in bambù, peltasti, cavalieri dalle maschere di ferro, lanceri, spadaccini temibili armati di gigantesche lame a due mani e soprattutto elefanti. Questo siamo venuti a combattere.
Ma ancora no si sono degnati di farsi vedere. Evidentemente preferiscono morire di fame piuttosto che affrontarci.
Poi, all'improvviso l'esercito nemico lasciò la città e si lanciò su di noi. I nostri arcieri cominciarono subito a bersagliare gli elefanti con frecce infuocate per farli imbizzarrire mentre la fanteria si schierava.
Una delle unità di elefanti riuscì ad arrivare sulle nostre linee, portando morte e devastazione,
comunque la battaglia non fu mai in discussione: noi fanti massacrammo facilmente i pochi nemici rimasti e gli arcieri si portarono coraggiosamente sempre più vicino agli elefanti per poterli colpire agli occhi, alla fine le bestie cedettero sotto i dardi e crollarono a terra.
A questo punto toccò alla cavalleria sistemare gli ultimi superstiti.
La città ci cadde nelle mani ma non avevamo tempo per rallegrarci, dovevamo puntare verso sud, verso i prossimi nemici da sottomettere.
Intanto ci erano giunte notizie preoccupanti: pareva infatti che i seleucidi avessero lanciato una gigantesca offensiva contro i parti sconfiggendoli in una sanguinosa battaglia in cui avevano però perso metà del loro esercito ed erano riusciti addirittura a riconquistare Asaak. Questo non poteva certo promettere bene visto che i Parti, nostri alleati su quel fronte, ora erano praticamente fuori gioco.
Comunque marciammo verso sud e questa volta il nemico ci venne incontro a viso aperto, un esercito pari al nostro, dove c'erano anche ben sei elefanti.
Ci schierammo, dunque, come al solito sotto il fuoco martellante degli arcieri nemici, mentre le urla dei feriti e i rantoli dei moribondi riempivano già l'aria intorno a me. I nostri dovettero concentrare il fuoco sugli elefanti, così non ci rimase che alzare gli scudi sotto la pioggia di frecce nemiche, senza poterci opporre.
La fanteria nemica caricò la nostra senza esitazione, i giganteschi spadaccini che spaccavano l'elmo e la testa dei nostri compagni come si taglia a metà una mela matura.
Poi gli elefanti ci caricarono, il terreno sussultò sotto i loro piedi e i barriti coprirono qualsiasi altro suono, in breve tutto quello che sentivamo era solo il tonfo delle zampe possenti e l'urlo della proboscide dei pachidermi.
Ci lanciammo senza paura contro di loro, urlando e percuotendo gli scudi, mentre li colpivamo alle zampe con le sarisse, in breve le bestie, esauste e crivellate di dardi cedettero con uno schianto accasciandosi al suolo e rimanemmo padroni del campo, spazzando via quel poco dell'esercito nemico che era rimasto.
Ora puntiamo a ovest, torniamo ad Alexandropolis per reintegrare le fila, avremo anche vinto la battaglia e conquistato la città, ma questo scontro ha lasciato dei segni profondi nel nostro numero, avremo bisogno di tempo prima di tornare operativi.
Intanto ci è giunta notizia che l'altro figlio del basileo ha guidato un esercito di reclute contro i seleucidi e ha strappato loro la vittoria e Asaak, in questo modo, in un colpo solo, abbiamo indebolito i seleucidi e i nostri vicini parti, una minaccia piuttosto invadente anche se formalmente siamo nazioni alleate.